da "Il Manifesto"

06 Gennaio 2001

DA NORDOVEST

Milano da bare

ALESSANDRO ROBECCHI

Non per fare della retorica, ma dio bòno, aiutiamoli a casa loro! Certo, gli ultimi che abbiamo aiutato a casa loro adesso saranno tutti radioattivi, ma ci sarà un sistema, no? Diciamocelo: questo di "aiutarli a casa loro" è il ritornello più sentito al Nord oggi, al tempo del colera. Un po' irritante, perché questi onesti e laboriosi nazilombardi proto-etnici borbottano ovunque (in tram, alla posta, al bar) che bisogna "aiutarli a casa loro". Tutti umanitari, insomma. Sorgono dei problemini: e quelli senza casa, dove li aiutiamo? E, aggravante delle aggravanti, i poveri nostri non dovremmo aiutarli anche loro a casa loro, cioè qui da noi? Come vedete il dibattito ferve: qualcuno deve aver sciolto peyote nella polenta. Ma ogni tanto il meccanismo s'inceppa: per esempio davanti ai cancelli del cimitero sconsacrato di Crescenzago, che già di suo non è un bel posto. Nelle vecchie tombe a cappella delle antiche famiglie lombarde vivono ora famiglie di poveri. Stranieri, sì, ma anche italiani. La cucina a gas nel loculo del nonno, la dispensa qui dove c'era lo zio Gino e il letto - qualche asse di legno - a coprire il buco nel pavimento che doveva ospitare chissà chi. Non è carino, diciamo, ma chissà che non sia foriero di entusiasmanti sviluppi. Il cimitero di Crescenzago sembra lontano seimila anni luce da via della Spiga, e invece è mezz'oretta in macchina: comincerei a temere gli zombie, come nei film di Romero o (più adatto alla statura culturale in città) come nei video di Michael Jackson. Se pensate che questa faccenda del cimitero di Crescenzago introduca un nuovo e bizzarro culto dei morti nella Padania del XXI secolo vi sbagliate di grosso: pubblicata con grande rilievo dal Corriere della sera, la storia è presto scomparsa nelle nebbie dell'oblio. Morta lì, come si dice, e mi scuso per lo spirito noir. Eppure a voler ricercare strani culti dei defunti quassù nella ricca Padania, i casi non mancano. Per esempio, i visitatori del cimitero di Lainate - più che altro vecchiette che vanno a cambiare i fiori a ex vecchiette già dipartite - si beccano certe sassate in testa che devono correre al pronto soccorso. Seguono referti medici e denunce ai carabinieri, dalle cui accurate indagini si risale ai colpevoli: sono i giocatori, un po' maldestri del Green Golf Club (sempre di Lainate, non di Malibu), le cui palline durissime piovono come meteoriti sulle capocce dei (già dolenti) visitatori del cimitero. Dicono sia un dolore secco e lancinante, proprio come una sassata, e certe vecchiette, già provate dalle fatiche della pianura, dicono che lì, al cimitero, non ci torneranno più. Bisogna capirle, davanti all'intifada dei golfisti! Anche questo come culto dei morti fa un po' schifo, ma mai come il culto dei vivi, in questi anni particolarmente in declino. Si cercano febbrilmente soluzioni ma, a quel che è dato di capire, più per il cimitero di Lainate che per quello di Crescenzago. Con il che gli unici "aiutati a casa loro" saranno gli stressati golfisti, oggi costretti a cercarsi le palline perdute tra le lapidi. Degli altri perduti, quelli di Crescenzago, meno si parla e meglio è. Che riposino in pace.