CEUTA/MAROCCO CARCERE TECNOLOGICO L'Africa in prigione
L'Europa si presenta al sud con il centro di detenzione per gli immigrati clandestini voluto dal governo di José Maria Aznar per mostrare l'efficienza della Spagna
 

da "Il Manifesto" del 19 Febbraio 2000

GUIDO CALDIRON

Due pareti alte più di tre metri, ricoperte di filo spinato, separate da avvallamenti dove sono stati sparsi sensori magnetici e radar, una dozzina di torri di guardia che dominano tutta la zona, scogli artificiali e barriere elettroniche anche nelle spiagge vicine. Fortificazioni e barriere che si aggiungono ad altre, più vecchie, disegnando una mappa del rifiuto. Ceuta, l'ultima città della punta estrema dell'Africa che si protende dal Marocco verso la Spagna, assomiglia ormai a un vero forte assediato: traduce concretamente, in cemento e cavalli di Frisia, l'immagine di un continente blindato che guarda con paura ai possibili nuovi venuti. Chi pensa che l'occidente d'Europa finisca a Gibilterra, dovrebbe vedere questo avamposto coloniale, rappresentato oltre che da Ceuta anche da Melilla, l'altra enclave di Madrid sulla costa marocchina. Con una sinistra coincidenza, proprio mentre in Andalusia si scatena per giorni la caccia all'immigrato, il governo di Aznar fa sapere che il nuovo muro di Ceuta è quasi completato. I lavori di fortificazione, che dovrebbero concludersi definitivamente per l'estate, vanno ad aggiungersi alle vecchie recinzioni, alle barriere vigilate notte e giorno dalla Guardia Civil e dai soldati. A Melilla, dove a presidiare la frontiera ci sono i volontari del Tercio, la Legione Straniera spagnola che per anni ha raccolto fascisti e criminali in fuga da mezza Europa, le "misure di sicurezza" erano già state irrobustite anni fa. Talvolta i soldati sparano nel buio verso i reticolati, mentre piccoli carri armati sorvegliano la terra di nessuno e otto metri di filo spinato separano il confine estremo della Comunità europea dal deserto del Maghreb. Si racconta di immigrati rimasti appesi alle recinzioni, di donne incinte ferite gravemente dal filo spinato, corpi sottratti alla polizia di frontiera da altri compagni di sventura. In un paese in preda all'isteria da immigrati, anche il giornale vicino ai socialisti, El Pais , parla della "marea montante dell'immigrazione", l'effetto di deterrente che avrebbe questa militarizzazione delle frontiere, non trova quasi ostacoli. Il governo "moderato" di Aznar, preso a simbolo dal Polo italiano, sventola cifre trionfali: grazie ai nuovi sistemi di difesa del confine, il numero di immigrati clandestini arrivati in Spagna da questa via, sarebbe diminuito quasi della metà, e questa porta meridionale del paese sarebbe ormai pronta a chiudersi del tutto. Del resto, anche i "numeri" del muro di Ceuta fanno impressione: i costi iniziali si sono dilatati a dismisura, fino alla cifra record di ottomila milioni di pesetas e le proporzioni delle costruzioni sono andati via via crescendo. La nueva valla costruita intorno alla roccia di Ceuta, non sfigurerebbe in un museo delle tecnologie repressive, accanto al supercarcere di Maze o al campo di Long Kesh, nell'Irlanda del nord. Una sorta di Beaubourg del filo spinato, parente ricco e tecnologico dei nostri centri di detenzione per immigrati di via Corelli o di Ponte Galeria. Vista dall'alto, è una striscia di poco meno di nove chilometri che strozza la piccola penisola, poco prima del centro abitato di Ceuta, attraversando rocce e pinete. A lavori ultimati ci saranno ben quattro barriere di filo spinato di varie altezze e una sorta di trincea al limite della terra di nessuno. In mezzo, una strada asfaltata dove circolano le land rover delle pattuglie della Guardia Civil e sparsi un po' ovunque relais elettronici e segnalatori. A vigilare sul tutto diciassette torri ultramoderne di più di sei metri, con tanto di aria condizionata, da cui seguire ogni angolo del confine attraverso un circuito di telecamere disseminate lungo la barriera. Ma è nel mare che questo progetto di controllo raggiunge il suo massimo. Visto che il territorio di Ceuta è circondato dalle due spiagge di el Tarajal e di Benzù, le fortificazioni proseguono anche in mezzo alle onde, prima sulla sabbia, quindi su una barriera artificiale costruita a qualche decina di metri dalla riva. E' possibile che il filo spinato arrugginisca nel mare, ma i ministeri di Interni e Difesa spagnoli, che gestiscono insieme i lavori, non vogliono lasciare alcuna breccia. Mentre l'Europa osserva preoccupata l'emergere del caso Haider e la presenza di razzisti nelle istituzioni della sua frontiera orientale, la Spagna vuole mostrare con Ceuta un'efficienza che prevenga i problemi: il confine a sud è ben guardato, dice Aznar, e sempre più chiuso. "Noi qui facciamo il lavoro sporco per tutti i paesi europei" commenta senza imbarazzo un poliziotto di Melilla a un giornalista italiano.Ma, proprio come in Austria la militarizzazione delle frontiere, scattata già prima del 1989 e degli arrivi di immigrati dall'est, ha alimentato un clima di allarme che ha favorito l'ascesa di Haider, anche in Spagna il confine di Ceuta non serve ad arginare le contraddizioni crescenti della società spagnola. L'efficienza militare del muro di Ceuta, si scontra con la pessima figura fatta in questi giorni dalla polizia di El Ejido in Andalusia, che è stata a guardare mentre centinaia di persone attaccavano la zona araba della città, distruggendo ogni cosa. E cosa pensare delle denunce che si vanno accumulando contro agenti della Guardia Civil per violenze e maltrattamenti verso gli immigrati? Non solo. La frontiera di Ceuta è servita così poco a "tenere lontani" i problemi, che proprio qui e a Melilla si è affermato un movimento populista che preoccupa perfino il governo di Madrid. Il Gruppo Independiente Liberal , è uno strano partito che prende il nome dal suo fondatore, Jesus Gil, il miliardario ex presidente della squadra di calcio dell'Atletico Madrid, un personaggio che per la stampa spagnola somiglia a Berlusconi. Gil è un politico molto discusso anche per i suoi interessi nel campo immobiliare e che si caratterizza per un vocabolario imprenditoriale; per esempio ha proposto che gli eletti del suo gruppo che volessero cambiare partito paghino una multa milionaria. Nelle elezioni amministrative della scorsa estate, il Gil è diventato il primo partito delle due enclave spagnole, anche grazie a una campagna elettorale all'americana basata su Tv e spot da discoteca, che annunciava tagli massicci alle tasse, maggior liberismo e restrizioni della legge sull'immigrazione. Proprio il carattere particolare delle due città, la sopravvivenza coloniale che ne fa avamposti militari europei in terra africana -un ruolo ancora ribadito da Aznar durante una visita di stato in Marocco ad agosto - avrebbe regalato la vittoria al Gil . Tra i suoi elettori, definiti anche "postfranchisti", sono in maggioranza proprio i militari e le loro famiglie. Eppure, malgrado la tecnologia di controllo del muro di Ceuta e i pericoli che può racchiudere al suo interno, come dimostrano l'Andalusia di questi giorni e il successo di Gil, c'è anche chi è stato in grado di valicare le barriere per andare dove voleva. E' successo questa estate quando una bambina congolese di quattro anni, Clarice, è stata deposta oltre il muro, stretta in una coperta e trovata dalla Guardia Civil. Su di lei c'era solo un biglietto con il nome del padre, un immigrato irregolare in Spagna, e un numero di telefono. Alla fine padre e figlia si erano ritrovati, mentre le associazioni per i diritti umani e degli immigrati chiedevano garanzie per il loro futuro in Spagna. Una vicenda esemplare, il sogno realizzato di un'altra Europa, rispetto a quella di Haider e delle frontiere chiuse, che afferma come non esistano muri tanto alti o sorvegliati da essere davvero invalicabili.