STRANIERI A SCUOLA IN GERMANIA: I “ROMENI” SIAMO ANCORA NOI

a cura di Maurizio Corte - Verona, 20 dicembre 2007

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Chi si occupa – per lavoro o per studio – di giornalismo, sa che la regola principale è di dare nelle prime righe di un articolo, specie se si tratta di un dispaccio di agenzia, la “notizia”: il fatto
più importante o l’informazione più importante su una certa questione. Si tratta di rispettare una “gerarchia” che, se vi poniamo mente, impieghiamo anche quando raccontiamo, in colloqui privati, avvenimenti o diamo notizie. Sarebbe quanto meno buffo raccontare ad un amico che stiamo bene, la famiglia va avanti, i figli crescono e poi, prima di salutarci, aggiungere: “Insomma, non mi lamento, ho vinto 12 milioni di euro al Totogol, lascio il lavoro
e vado ai Caraibi un anno. Ti mando una cartolina, promesso”.
Chiediamoci allora se nel dispaccio che segue quella gerarchia è stata rispettata. Se leggiamo il “pezzo”, prima di arrivare all’ultima riga possiamo pensare che il problema dell’integrazione degli “stranieri” è comune a tutti i Paesi europei, convinti che anche in Germania hanno un problema di integrazione con gli “extracomunitari” o con i “neocomunitari”. Arrivati all’ultima riga, credo che tutti resteremo stupefatti, vedendo gli “extracomunitari” o i “romeni” – con i figli che zoppicano nello studio e nella formazione professionale – siamo proprio noi: gli italiani. Poco è cambiato, insomma, dagli anni sessante e settanta, quando i figli dei nostri migranti in Germania erano protagonisti del fallimento scolastico e avevano risultati modesti a livello di istruzione.
Ora, dov’è la notizia? Nel fatto che la quota di stranieri in Germania è rimasta immutata (8,8%), facendo riferimento a stranieri non appartenenti alla Ue v’è da presumere; o che gli italiani sono ancora protagonisti di una difficile integrazione malgrado l’Unione europea, lo spazio di Schengen e le politiche multiculturale e interculturali del governo tedesco?
Ancora una volta assistiamo ad una “derubricazione” del problema-stranieri quando gli stranieri siamo noi.

GERMANIA: DIFFICILE INTEGRAZIONE PER STRANIERI, GOVERNO
(ANSA) - BERLINO, 19 DIC - La quota di stranieri in Germania
nel 2006 è rimasta immutata all’8,8%, secondo i dati presentati
oggi dal ministro dell’Interno, Wolfgang Schaeuble (Cdu), a
Berlino. Secondo l’incaricata del governo per l’integrazione,
Maria Boehmer (Cdu), la loro situazione è però «drammatica».
Tre quarti degli abitanti della Germania con passaporto
straniero provengono dall’Europa, la metà dall’Unione europea,
ha detto Schaeuble, secondo il quale sono in regresso le
richieste di asilo politico. Lo scorso anno sono stati
rilasciati 3021 permessi di soggiorno per motivi umanitari.
Contemporaneamente l’incaricata del governo per
l’integrazione dei 15 milioni circa di stranieri o loro
familiari, anche se nel frattempo con passaporto tedesco, ha
definito la loro situazione «drammatica» a scuola e nel mondo
del lavoro.
Questo in quanto il 17,5% dei figli degli stranieri finiscono
la scuola senza titolo di studio, mentre sul mercato del lavoro
il 40% dei giovani con retroscena di immigrazione non ha
formazione professionale. I più colpiti sono immigrati
dall’Italia, Grecia e Turchia, ha detto Boehmer.
Verona, 20 dicembre 2007

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