IL ROM, IL ROMENO E LA STAMPA CHE DISCRIMINA E CONFONDE:
IL CASO DI GIOVANNA REGGIANI

a cura di Maurizio Corte - Verona, 15 novembre 2007


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L’1 novembre 2007 sul sito di Repubblica.it esce questo articolo sul caso di Giovanna Reggiani, la donna uccisa da un cittadino romeno a Roma.
ROMA - E' morta Giovanna Reggiani, la 47enne a Roma da un romeno (per il quale è stata chiesta la convalida del fermo per omicidio volontario). Alle 19.34 è stato staccato il macchinario che teneva in vita la donna, dopo che la "flebile attività cerebrale ha smesso di esistere". Il comunicato medico parla di "arresto cardiaco".
Tutta la famiglia è rientrata in ospedale. Ci sono il marito di Giovanna Reggiani, il capitano di vascello Giovanni Gumiero, e tutti sui familiari più stretti. Si erano allontanati poco prima del decesso dopo un'intera giornata passata accanto alla congiunta. Macchina dopo macchina sono rientrati all'ospedale Sant'Andrea anche gli ufficiali della marina colleghi del marito, così come don Patrizio, il cappellano militare che in queste ore è stato accanto al marito della donna.
I funerali si svolgeranno, appena le autorità giudiziarie lo permetteranno, con una cerimonia ecumenica, cioè con una liturgia evangelica ma anche cattolica. Giovanna Reggiani, infatti, era di fede valdese, mentre il marito è cattolico. A spiegarlo è stato Antonio Adamo, pastore della chiesa valdese di Roma, uscendo dal Sant'Andrea.
Il cordoglio del capo di Stato maggiore della marina Militare: "In questo momento di grande dolore, tutta la Marina si stringe attorno al comandante Gumiero e alla sua famiglia, esprimendo vicinanza sentita e partecipazione affettuosa". Domani l'autopsia. Intanto dal carcere di Regina Coeli, Nicolae Romulus Mailat nega la violenza e dice: "Ho solo rubato una borsetta".
L'aggressione. Martedì sera Giovanna Reggiani era stata aggredita da un 24enne romeno, il suo corpo esanime gettato in un fosso nelle campagne intorno alla stazione in via di Camposampiero, non lontano dall'accampamento rom dove vive l'uomo arrestato e per il quale le manette sono scattate la sera stessa.
Le indagini. Giovanna Reggiani potrebbe essere stata colpita "con un sasso o addirittura anche con lo stesso ombrello della donna" spiega il capo della squadra mobile di Roma, Vittorio Rizzi. L'ipotesi è che prima ci sia stata una rapina e, dopo, l'aggressione. La vittima ha reagito "con tutte le sue forze". Decisiva, spiegano gli investigatori, la testimonianza della rom che ha guidato gli investigatori dal 24enne romeno. "La testimone gridava il nome del responsabile, piangeva e lo ha sempre indicato come autore dell'aggressione - dice Rizzi - adesso è in un luogo protetto".
Il romeno nega. "Ho rubato una borsetta alla stazione di Tor di Quinto. No violenza, guardate analisi, nessuna violenza", ha detto Nicolae Romulus Mailat al senatore del Prc Salvatore Bonadonna, che gli ha fatto visita nel carcere romano di Regina Coeli. Il romeno è apparso impassibile, quasi inconsapevole della tragedia. E' in isolamento in una cella della VII sezione. Mangia regolarmente ed è "tranquillo", riferiscono fonti dell'amministrazione penitenziaria. Il medico e lo psicologo non hanno segnalato alcun rischio "autoaggressività" e "autolesionismo". Sul suo corpo sono stati riscontrati solo dei graffi. Non è guardato a vista ma la VII sezione è tenuta - di routine - sotto "grande sorveglianza".
I precedenti di Mailat. Nicolae Romulus Mailat era stato ricoverato nel 1997, a 14 anni, in un centro di rieducazione per minori, in seguito a diversi reati. Nel 2006 un tribunale di Sibiu lo aveva condannato a tre anni di reclusione per furto. Graziato nello stesso anno, poco tempo dopo partì per l'Italia.
Il prefetto: "Espulsioni pronte". "Ci sono già delle proposte di espulsione di cittadini stranieri da parte delle forze di polizia, ma l'equazione stranieri uguale delinquenti è sbagliata" dice, al Tg1, il prefetto di Roma, Carlo Mosca. Giornata di controlli di polizia negli insediamenti accanto alla stazione ferroviaria di Tor di Quinto e in via Foce dell'Aniene. Gli agenti hanno perquisito 78 baracche e 75 romeni, 17 dei quali condotti all'Ufficio immigrazione della Questura di Roma. Tra due giorni il campo a ridosso della stazione di Tor di Quinto verrà raso al suolo.
COMMENTO. Il caso di Giovanna Reggiani pone interrogativi inquietanti sull’azione di “criminalizzazione del diverso” da parte della stampa italiana. L’articolo di Repubblica.it ne è solo un esempio, ma basta scorrere la rassegna stampa di quei giorni per trovare gli stessi atteggiamenti informativi e una comune copertura mediale. Il dato più inquietante non è l’uso estraniante e criminalizzante dell’espressione “romeno”, di cui più volte si è detto in questa rubrica, ma il fatto che la responsabilità personale di un singolo individuo – Nicolae Romulus Mailat, che è un assassino senza “se” e senza “ma” – sia estesa a tutta la comunità dei cittadini romeni. Tutt’un gruppo etnico e nazionale viene messo sotto processo e condannato solo per l’azione di un singolo. Si confonde il problema della criminalità di origine rumena, frutto della globalizzazione dei mercati del crimine, con quello dell’immigrazione di persone che lavorano e vivono della loro fatica e del loro impegno. Addirittura, si collega un caso singolo o una serie di casi ad una presunta responsabilità dello Stato romeno: se responsabilità vi è, la si deve alla scarsa collaborazione fra le polizie e le magistrature dei due Paesi. Dovremmo allora criminalizzare tutti i francesi per l’ospitalità che viene data ad alcuni terroristi assassini italiani?
La criminalizzazione del singolo si è estesa strumentalmente a quella della comunità romena. Le falle del sistema giudiziario italiano, che risente a livello di leggi penali e di procedura penale delle conseguenze dell’impunità assegnata alla classe politica e ai suoi portaborse, sono ricordate solo quando un delinquente straniero non viene condannato alla giusta pena o non la sconta proprio. Chi ha parlato con cittadini romeni in quei giorni, si è sentito rispondere allo stesso modo: “Se vi sono romeni delinquenti che vengono in Italia è solo perché sanno che qui le condanne non sono pesanti e certe come in Romania”. E’ quindi fuori luogo sia il collegamento immigrazione dalla Romania=criminalità; sia la denuncia contro tutta la nazione rumena.
Vi è poi stata una confusione fra “Rom” e “romeni”. I fatti sono stati incorniciati dentro un unico universo scuro, senza differenziazioni, che ha alimentato paure, fobie, odio, repulsione sia verso il “rom” che verso il “romeno”. Come alcuni, per fortuna, hanno ricordato, a denunciare l’assassino di Giovanna Reggiani è stata una donna romena: l’atto criminale e il coraggio della denuncia, quindi, sono imputabili e attribuibili alla persona in sé, al singolo individuo. Che vi possa essere un “problema romeno”, legato all’arrivo di gruppi criminali da quel Paese (ma vi è anche un “problema russo”, un “problema cinese”, un “problema siciliano”…), non può giustificare la superficialità con cui i media italiani hanno trattato la vicenda.
Vi è un problema serio nella stampa italiana: l’attivarsi di un meccanismo criminalizzante, ghettizzante, estraniante nei confronti di chi “non è dei nostri”, quando questi compie un atto illegale o che attenta alla sicurezza. Senza distinguo, senza approfondimento, senza informazione corretta e verificata, i mass media pronunciano condanne già nel presentare i fatti; già nell’uso del linguaggio: già nella scelta dei temi da trattare; già nella confezione delle notizie; già nell’applicazione delle routines produttive.
(Verona, 15 novembre 2007)

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