COMUNICAZIONE PUBBLICA ED ETICHETTAMENTO

a cura di Maurizio Corte - Verona, 29 luglio 2007
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COMUNICAZIONE PUBBLICA ED ETICHETTAMENTO
Il dispaccio dell'Ansa che segue è di particolare interesse perché si inquadra nell'ambito della "Comunicazione Pubblica". La Comunicazione Pubblica
(si veda Rovinetti, Diritto di parola, Il Sole 24 Ore, 2002) si inquadra nel rapporto fra istituzioni e cittadini e comprende: la comunicazione istituzionale
generale (quella che incide sulla popolazione nel rapporto fra cultura della pubblica amministrazione e cultura del privato), la comunicazione istituzionale particolare (che riguarda l'ente pubblico in quanto tale ed incide sulla popolazione nel rapporto con enti locali e simili), la comunicazione sulla funzione pubblica (ad esempio turismo, istruzione, cultura) e la comunicazione del servizio pubblico (i servizi erogati a fronte della domanda del cittadino).
La comunicazione pubblica si inserisce, sottolinea Rovinetti, in una "visuale di rinnovamento" ed è una risorsa strategica della pubblica amministrazione. Ebbene, il primo ministro indiano Manmohan Singh fa comunicazione pubblica quando condanna i pregiudizi inglesi nei confronti degli indiani; così come fa comunicazione pubblica il console cinese che difende gli interessi e l'immagine dei cittadini cinesi che vivono e lavorano a Milano, in occasione delle proteste e degli scontri di piazza di qualche tempo fa.
In entrambi i casi vi è la difesa degli interessi dei cittadini da parte di una pubblica istituzione.
E' un segnale importante che ha un valore sia "culturale" che di tipo "economico". Se, poniamo, l'ambasciatore rumeno in Italia interviene
a difesa dei cittadini rumeni criminalizzati dalla stampa o se la stessa azione al dovesse fare un rappresentante del governo marocchino o albanese, avremmo da un lato la difesa della dignità, delle tradizioni religiose e culturali di comunità "diverse" da quella italiana; ma nel contempo
la difesa anche degli interessi economici di quelle comunità "straniere".
E' nota infatti la ricchezza che i migranti procurano ai paesi d'origine prima con le rimesse (i risparmi accumulati lavorando all'estero), e
poi con il know-how e con le relazioni internazionali che possono acquisire.
I giornali si dovranno misurare sempre più spesso con questa "difesa d'ufficio" - sacrosanta - e con una comunicazione pubblica che mira
a salvaguardare il rispetto e la dignità di migliaia di persone che vengono spesso criminalizzate o stigmatizzate per colpa di un'esigua minoranza.
In questo recita un ruolo negativo e condizionante l'abitudine italiana del ricorso all'etichetta della nazionalità o della religione o del gruppo
etnico per denominare il protagonista o la vittima di un certo fatto di cronaca.


TERRORISMO: L’INDIA CHIEDE PRUDENZA A GB, NON ETICHETTATECI
(ANSA) - NEW DELHI, 5 LUG - Il Primo Ministro indiano
Manmohan Singh ha condannato l’atto di avere pregiudizi nei
confronti degli indiani dopo l’arresto del medico di Bangalore
in relazione agli attentati di Glasgow e ha chiesto al primo
ministro britannico Gordon Brown di non tirare conclusioni
affrettate circa la colpevolezza degli indiani arrestati.
«Ho parlato con il primo ministro britannico - ha detto
Singh - e ho chiesto prudenza, condannando questa ventata di
stereotipi contro gli indiani». Singh ha assicurato inoltre che
l’India collaborerà con l’Inghilterra nelle indagini sulle
esplosioni. «Non riesco a dormire - ha aggiunto - dopo aver
visto le madri degli indiani in carcere. Etichettare indiani e
pachistani come terroristi è inquietante e sconvolgente».
Due medici indiani, Mohammed Hanif e Sabil Ahmed, sono stati
arrestati in relazione con l’attentato del 30 giugno quando una
jeep piena di bombole di gas è stata lanciata contro la
recinzione dell’aeroporto di Glasgow. Hanif è stato arrestato
in Australia, il suo collega in Inghilterra.
Verona, 29 luglio 2007

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