MEDIAZIONE INTERCULTURALE: IL RUOLO DELLA STAMPA

a cura di Maurizio Corte - Verona, 14 marzo 2007 
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MEDIAZIONE INTERCULTURALE: IL RUOLO DELLA STAMPA
La stampa può contribuire a creare pregiudizi e stereotipi, come ha osservato già negli anni quaranta Allport, con i suoi studi sul pregiudizio. I media possono però contribuire a creare le condizioni per il dialogo, l’accoglienza, la convivenza pacifica fra persone di differente cultura ed origine. Molto spesso i giornalisti dimenticano che i giornali sono letti dagli stessi cittadini stranieri che vivono e lavorano in Italia; le radio e le Tv sono ascoltate dai migranti come dagli autoctoni. Di qui il ruolo di “rispecchiamento” e di identificazione o di estraniazione che i mass media possono svolgere. Il migrante trova nei giornali e nei media in genere sia gli strumenti per “informazioni di servizio” (annunci di lavoro, cinema, appuntamenti e altro), sia il mezzo per conoscere la comunità in cui vive. Può così rendersi conto delle regole, delle abitudini, degli interessi di una certa comunità, di una città, di una provincia. Dalla rappresentazione che viene data dell’immigrazione, il cittadino straniero trae anche informazioni su come l’opinione pubblica lo vede e lo giudica (su come può vederlo e giudicarlo): sulla base di quella rappresentazione, può orientare a sua volta il suo comportamento verso i cittadini autoctoni.
Se – come cittadino veronese – grazie alla stampa dovessi essere considerato un “razzista”, come mi è capitato anni fa incontrando persone di altre città, è chiaro che questa rappresentazione, questa etichettatura della mia persona condizionano il mio modo di rapportarmi con i cittadini di altre città. Etichettato come razzista, sarò portato a mettermi su posizioni di difesa – quando addirittura non di “esclusione” – nel momento in cui mi rapporto con un cittadino milanese o un napoletano. Subirò come singolo l’etichetta e l’infame accusa che vengono emesse su tutta la comunità della mia città.
I giornalisti spesso sottostimano questo ruolo di esclusione della stampa; così come guardano con indifferenza o con sufficienza al ruolo di mediazione, di “ponte” e di dialogo dei mass media.
Tradendo il significato profondo della parola “pedagogia”, la stampa “pedagogica” viene bollata o derisa come stampa manipolatrice, che vuole educare, che vuole insegnare. Come se la stampa e in media in generale non avessero – comunque – un ruolo educativo, formativo e talvolta manipolatorio.
Solo la sensibilità dei giornalisti più attenti, di chi lavora non per un giornalismo “buonista” ma per un “buon giornalismo”, può portare i media a svolgere un ruolo di inclusione rispetto alla “diversità culturale”; a svolgere un’azione di mediazione anche interculturale, di comprensione, di dialogo.


Verona, 14 marzo

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