LA SEGUITAZIONE MEDIALE: UNA NOTIZIA COSTRUITA SUL NULLA

a cura di Maurizio Corte - Verona, 28 ottobre 2006
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Si è più volte sottolineato in questi “appunti” il valore di notizia che i mass media italiani attribuiscono ad un fatto solo perché la persona o le persone coinvolte sono “straniere”, “extracomunitarie”. Il 24 ottobre, l’Ansa mette in rete un servizio su una notizia che non c’è.
Sull’onda degli articoli e dei servizi giornalistici legati alla questione del “velo islamico” (velo sì, velo no) indossato dalle donne mussulmane, una presunta minaccia – smentita dai dirigenti scolastici – diventa notizia solo perché fra i protagonisti vi sono un papà di nazionalità marocchina, la figlia di 9 anni e un bambino italiano che sarebbe stato apostrofato in malo modo.
Costruita su una diceria e sulla presentazione di un’interrogazione da parte di un politico, la notizia da Parma dimostra come funzioni la seguitazione mediale” (si veda Corte, Comunicazione e giornalismo interculturale, Cedam, 2006): un certo fatto viene rimbalzato fra i vari media e, in un contesto di massima autoreferenzialità, acquisisce dignità di notizia non per cosa di fatto è (o non è), ma perché legittimato dal sistema dei media che lo divulga senza verificarlo.
In questo caso, è il clima mediale sul “velo islamico” a consentire ai media di presentare come notizia una notizia che è costruita sul nulla. Basta infatti leggere il testo del dispaccio dell’agenzia Ansa, per rendersi conto che il fatto, così come viene presentato e titolato, non esiste.
Alcuni quotidiani, il 25 ottobre, riprendono la notizia e in qualche caso danno ad essa un ampio spazio classificandola – in modo esplicito o implicito – sotto la voce “conflitto Islam-Occidente”.

 

BIMBA CANZONATA PER IL VELO, PADRE MINACCIA SCOLARO /ANSA
EPISODIO RESO NOTO DA LEGA E-R; DIRIGENTI SCUOLA: È ECCESSIVO
(ANSA) - PARMA, 24 OTT - Una bimba marocchina di 9 anni che
si presenta in classe con il velo, un piccolo compagno che forse
con più insistenza di altri la prende in giro anche per questa
’curiosità', il padre di lei che lo viene a sapere, va a scuola
e minaccia l’amichetto. »Minacce di morte per il bambino e per
i suoi genitori«, specifica il consigliere regionale leghista
dell’Emilia-Romagna Roberto Corradi, che apprende dell’episodio
da un altro genitore e presenta immediatamente un’interrogazione
alla Giunta guidata da Vasco Errani, rendendo pubblica una
vicenda di qualche giorno fa ma che fino a quel momento era
rimasta circoscritta fra le mura della scuola elementare di
Ramiola, piccola frazione di Medesano, nel parmense, e non era
arrivata nemmeno all’orecchio dei carabinieri del paese.
   Scattano gli accertamenti da parte dell’Ufficio scolastico
regionale e di quello provinciale, e il quadro che nelle ore
successive si delinea sulla base dei riscontri sembra
ridimensionare parecchio l’episodio, con tanto di scuse da parte
del papà maghrebino durante un’assemblea dei genitori che si è
svolta proprio oggi pomeriggio nella scuola. Nessuna minaccia di
morte, dunque, ma solo un invito - probabilmente un po' brusco -
all’amichetto vivace a non importunare più sua figlia.
   Corradi afferma che il padre ha fatto un’ »incursione in
classe durante l’orario di lezione, minacciando i bimbi,
strattonando con violenza uno scolaro, minacciandolo di morte ed
estendendo tale minaccia anche ai suoi genitori. La colpa degli
scolari, gravissima, sarebbe quella di aver osato canzonare la
figlia del ’pregiatissimo esempio di civiltà islamica', per
essersi presentata in classe con il velo«. Il consigliere
denuncia da un lato »la mancanza delle minime misure di
sicurezza, come la chiusura delle porte esterne per tutta la
durata delle lezioni«, dall’altro chiede »se gli organi
scolastici hanno formalizzato una denuncia-querela nei confronti
dell’autore del gesto«, se questi »sia in regola con il
permesso di soggiorno e se goda attualmente, o abbia beneficiato
in passato, di agevolazioni pubbliche di qualsivoglia natura«.
   L’interrogazione arriva a conoscenza dei dirigenti scolastici
regionale e provinciale, che si attivano subito per capire cosa
sia effettivamente accaduto. Il dirigente di Parma, Armando
Acri, dopo i primi riscontri, e in attesa di una relazione,
spiega che »l’episodio va ridimensionato. Dalle prime
informazioni che ho ricevuto - dice - non sono state fatte
minacce così gravi e il papà della bambina non si è
presentato in classe durante la lezione. Ho chiesto chiarimenti
al responsabile scolastico competente e attendo anche le
dichiarazioni del personale e dei genitori, ma da quanto ho
saputo finora l’episodio è più lieve e limitato rispetto a
come è stato descritto«.
   Si muove in contemporanea anche Lucrezia Stellacci, dirigente
dell’Ufficio scolastico regionale per l’Emilia-Romagna, che nel
tardo pomeriggio spiega cosa è successo, sulla base di quanto
le è stato riferito da Parma. »Il genitore della bimba - dice
- si è presentato venerdì scorso a scuola per ritirare il
libretto della figlia, che si trova per il primo anno nella
scuola elementare di Ramiola, dopo aver frequentato le prime tre
classi a Fornovo. Al cambio d’ora la bimba gli si è avvicinata
e gli ha indicato un compagno, con il quale ci sono state in
queste prime settimane dell’anno scolastico delle scaramucce,
come capita fra bambini di quell’età. Il genitore allora si è
avvicinato a quel bimbo e, forse in maniera un po' brusca, gli
ha detto di lasciarla stare. Tutto qui. Nessuna intrusione, e
nessuna minaccia di morte in classe. Tra l’altro quel bimbo non
ha nemmeno raccontato nulla ai suoi genitori, ma sono stati i
papà degli altri compagni a raccontarlo a casa. Solo dopo
essere stata informata da altri genitori la mamma del bimbo,
preoccupata, ha scritto una lettera alla scuola«.
   Appena pochi giorni fa il dirigente dell’Ufficio scolastico
provinciale di Parma, come i colleghi delle altre province della
regione, aveva risposto a un’informativa chiesta dalla Direzione
regionale per monitorare eventuali episodi di razzismo o
xenofobia nelle scuole del territorio. »Da tutti sono arrivate
risposte negative«, dice Lucrezia Stellacci.


Verona, 28 ottobre 2006

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