L'INDUZIONE SEMANTICA: QUANDO 1+1 FA 3

a cura di Maurizio Corte - Verona, 27 maggio 2006
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Cosa pensate se ad un servizio del telegiornale sullo sbarco di migranti a Lampedusa fa seguito la notizia della condanna di due orefici che hanno sparato e ucciso un ladro di nazionalità montenegrina? Che cosa vi fa pensare l'accostamento, sulla pagina di un giornale quotidiano, fra le dichiarazioni di un ministro sulla proposta di regolarizzare i migranti irregolari in Italia e l'articolo su una giovane donna violentata da un "branco di romeni" o di "nordafricani"? Pensate molto probabilmente qualche cosa che non era contenuto in alcuna delle due notizie: ovvero, che l’immigrazione crea problemi alla società civile (violenza, illegalità).
L'accostamento di due notizie può produrre un "significato terzo", un'aggiunta di senso (si veda Wolf, Teorie delle comunicazioni di massa, Bompiani, 2001); può produrre quella che abbiamo definito "induzione semantica" (si veda Corte, Stranieri e mass media, Cedam, 2002). E’ ciò che accade, del resto, nel cinema con un certo modo di fare montaggio mutuato dai grandi registi della filmografia sovietica e ripreso a piene mani da “Blob”.
Un esempio di induzione semantica lo possiamo verificare sui giornali quotidiani di giovedì 25 maggio. Il giorno prima, il ministro della Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, ha annunciato che vuole proporre la regolarizzazione dei cittadini immigrati i quali hanno presentato domanda lo scorso inverno ma che siano stati esclusi dalle quote previste dal precedente governo per l’anno 2006. L'annuncio viene accolto con una serie di reazioni allarmate e allarmistiche da parte dei partiti della Casa delle Libertà. Siamo in campagna elettorale per le elezioni amministrative e quello del ministro Ferrero è un "assist" imperdibile per soffiare sulla "emergenza immigrazione", sull'invasione dalle coste, sull'arrivo dei cosiddetti "clandestini".
Come si comporta la stampa italiana? Molti quotidiani - da "Repubblica" a "L'Unità" - titolano l'annuncio della regolarizzazione di 484.000 cittadini stranieri irregolari accompagnando l'articolo con una foto di uomini stranieri seduti sulla spiaggia di Lampedusa, dopo essere sbarcati da poco dall'ennesima carretta del mare.
"Il Giornale" pubblica, quale foto a corredo dell’articolo, l'immagine di cittadini stranieri africani ritratti in primo piano su un'imbarcazione. Il collegamento - l'aggiunta di senso - che è possibile fare è semplice: la regolarizzazione di cittadini stranieri porterà all’ingresso di nuovi clandestini, a nuovi sbarchi, ad altre "invasioni" dal mare. La notizia con le dichiarazioni del ministro Ferrero è sulle prime pagine di tutti i giornali. Il quotidiano "Repubblica" rispolvera, nella pagina interna dedicata al tema dei migranti, una vecchia e frustra espressione: "Emergenza immigrazione", inserita sulla "testatina" della pagina, il titolino posto in alto a sinistra utilizzato con una particolare grafica per segnalare al lettore l'argomento che accomuna una serie di articoli.
Sono l'emergenza, la polemica, lo scontro e il conflitto le dimensioni entro cui la stampa italiana colloca la "questione immigrazione". L'analisi, l'approfondimento, la comprensione, l'interpretazione sono ancora una volta assenti o carenti. Più si allarga lo spazio per drammatizzare la "emergenza immigrazione" e più di alleggerisce la lettura del mondo dei migranti. Ai lettori non viene fornito uno strumento per capire, per giudicare le affermazioni - giuste o sbagliate, è legittimo avere posizioni diverse in proposito - dell'ingenuo ministro della Solidarietà Sociale; ministro che tutto riesce a fare tranne che allargare la solidarietà (che pure spesso la società civile italiana dimostra) verso i cittadini immigrati.
E' un film già visto - con l'estate 1998 da incorniciare - questo della stampa italiana che drammatizza, strumentalizza, enfatizza e non comprende la "emergenza immigrazione". Il linguaggio iconico usato dai giornali, con quella foto che classifica i migranti sotto la voce "clandestini africani arrivati dal mare", è lì a dimostrare la parzialità della visione della stampa; l'insufficienza culturale dei giornalisti (sui loro "sentimenti" è meglio soprassedere); l'impreparazione di chi nella stampa non sa leggere e rappresentare una società in mutamento ma sa solo "routinizzare l'imprevisto" (si veda Sorrentino, Il giornalismo. Che cos’è e come funziona, Carocci, 2002) secondo canoni stantii, spesso sbagliati, quasi sempre escludenti il "diverso" e sempre irrispettosi verso il cittadino-lettore.
La stessa immagine di migranti clandestini, tutti maschi e tutti sbarcati a Lampedusa, viene utilizzata per l’occasione anche dal quotidiano “L’Unità” e da altri giornali. Il quotidiano cattolico “Avvenire” fa una scelta diversa: pubblica una grande foto di un cittadino straniero ad uno sportello postale: le affermazioni dell’incauto ministro Ferrero si riferiscono infatti a quei migranti che, già dotato di un lavoro, hanno fatto la coda alle Poste per entrate nella quota dei 170.000 permessi concessi dallo Stato italiano per l’anno 2006. Al giornale di chi scrive, “L’Arena” (che fornisce le pagine nazionali anche a “Brescia Oggi” e al “Giornale di Vicenza”), scegliamo di pubblicare una foto di cittadini stranieri in coda alle Poste proprio per quella richiesta di regolarizzazione. Il titolo “Sanatoria per 480 mila immigrati” non è perfettamente aderente alla notizia, perché non di sanatoria si tratta ma di “regolarizzazione”: il problema – su cui avremo modo di tornare in altra occasione – è che occorre fare i conti con il “format” del titolo e quindi utilizzare espressioni che stiano dentro il numero di battute consentite. La “testatina” in alto non viene liquidata, come in “Repubblica”, con “emergenza immigrazione” ma con “La politica migratoria”, che è di certo più corretto. All’interno dell’articolo si presentano le varie posizioni: la proposta del ministro e le reazioni. E’ un piccolo primo passo. Molto resta ancora da fare per dare un’informazione corretta e autorevole ai lettori; ma basta già poco per non ricadere in espressioni ormai datate.
Fa specie – come riportato nella recente ricerca sulla stampa “multiculturale” in lingua italiana (si veda M.Corte, Comunicazione e giornalismo interculturale, Cedam, 2006) – vedere che il quotidiano “Repubblica” ricada ancora in una visione stereotipata, falsa ed escludente dell’immigrazione quando ne parla sulle pagine delle edizioni di tutti i giorni; mentre invece si dimostri “interculturale” nell’edizione domenicale dell’inserto “Metropoli” dedicato ai migranti. E’ ancora una volta la prova di una certa “schizofrenia mediale” nell’affrontare il tema dei migranti. La redazione di Metropoli non è ancora riuscita a sensibilizzare i giornalisti di “Repubblica” ad un linguaggio, ad una scelta dei temi, ad un approccio all’immigrazione più dialoganti e attenti. Non si tratta di fare del “giornalismo buonista”, si badi bene, ma solo del “buon giornalismo”.

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