COME L'IMMIGRAZIONE RITROVA SPAZIO SUI MASS MEDIA

a cura di Maurizio Corte
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Il 15 marzo l’immigrazione in Italia ha riconquistato le prime pagine dei giornali - e ampi spazi nelle cronache interne - grazie alle lunghe file davanti agli uffici postali di cittadini di immigrati interessati ad ottenere un permesso di soggiorno. L’agenzia d’informazioni Aga (Agenzia giornali associati) ha titolato i propri servizi inviati ai quotidiani con “Immigrazione: assalto alle Poste”. L’agenzia di informazioni Ansa ha titolato l’annuncio dei propri servizi sul tema così: “La carica di centinaia di migliaia di immigrati” Entrambe hanno impiegato, come sovente accade nei momenti di emergenza, un linguaggio mutuato dal mondo militare per rappresentare le lunghe code e le lunghe file di uomini e donne che da tempo lavorano in Italia e che sperano - come tutti - di migliorare la loro posizione ed ottenere un posto nella società.
I quotidiani che ho esaminato - da “Libero” a “L’Unità”, passando per i maggiori giornali nazionali - hanno trattato con linguaggio rispettoso i migranti costretti a fare i conti con la burocrazia italiana. Sia i termini impiegati nelle titolazioni che il materiale iconografico a corredo (foto e grafici) hanno mostrato un atteggiamento di interesse senza pregiudizi verso una situazione che, è normale, si poteva prestare ad incidenti e problemi di ordine pubblico, come spesso accade quando molte persone debbono concorrere in contemporanea per un servizio destinato a pochi. In nessun titolo ho rilevato l’impiego dell’orrendo termine “extracomunitari”; e in più di un’occasione è stata data la parola ai protagonisti di quelle file davanti alle poste. Possiamo dire, ad una prima lettura, che il linguaggio dei giornali italiani si è fatto meno escludente verso i cittadini di origine straniera, almeno in questa circostanza.
Il problema è stato un altro. Ancora una volta l’immigrazione è tornata a fare notizia quale “problema” da risolvere: in questo caso le quasi 500 mila domande a fronte di 170 mila posti previsti dalle quote d’ingresso. Il migrante è tornato nell’agenda dei media solo sull’onda dell’emergenza; ha ottenuto visibilità in una situazione di “crisi”, quando il servizio pubblico (in questo caso postale) si è dovuto misurare con un picco di richieste ai massimi livelli. Di positivo vi è il fatto che i cittadini di origine straniera che vivono e lavorano in Italia sono ritornati sui giornali “alla luce del sole”, come persone che lavorano e contribuiscono a fare andare avanti questo nostro comune Paese. Di negativo vi è il fatto che, ancora una volta, la polemica fra il ministro della Giustizia, Castelli, e il ministro degli Interni, Pisanu, sull’obbligo o meno di espellere i migranti che risultano “clandestini”, ha avuto più spazio rispetto alle problematiche che toccano da vicino quei 500 mila uomini e donne in coda davanti alle Poste. Si è confermata così la tendenza a ridare voce e spazio sui media a chi voce e spazio sui media ne ha già.

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