Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati

SECONDO RAPPORTO SULL'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA

 

SECONDA PARTE

INSERIMENTO ED ESCLUSIONE: UN ANNO DOPO

 

CAPITOLO 2.5

 

IMMIGRAZIONE E DEVIANZA

 

1. Premessa

Il nostro paese sembra vivere un periodo di particolare insicurezza, tanto che gli Italiani, come emerge anche dal sondaggio realizzato dalla Commissione per l'Integrazione e dall'Ispo, collocano la criminalità al primo o al secondo posto come priorità dell'agenda di Governo.

Si assiste, quindi, alla diffusione di una crescente inquietudine nei confronti di categorie e soggetti ritenuti «tradizionalmente» pericolosi». (1) Tra questi senza dubbio si collocano gli immigrati [Barbagli 1998]. Dal sondaggio già citato risulta che molti italiani temono che la presenza straniera nel nostro paese possa provocare un aumento della criminalità e molti legano l'esigenza di adeguate politiche di integrazione proprio al timore di un'«immigrazione criminale».

Evidentemente si tratta di opinioni in parte svincolate dalla realtà dei fatti: non è detto che effettivamente alle paure manifestate corrisponda una crescita della criminalità o che tra gli immigrati si registri effettivamente una maggiore attitudine al comportamento deviante. (2)

Senza dubbio sia le paure degli italiani che l'evoluzione della criminalità immigrata sono da ricollegarsi al più ampio contesto dell'evolversi della devianza in generale nel nostro paese che ha fatto registrare dal decennio 1969‑79 una continua crescita del numero dei reati commessi [Ministero dell'Interno 2000]. La devianza degli immigrati viene, a volte, individuata come l'opposto dell'integrazione. In realtà la situazione appare più complessa [Conti, Strozza 2000]. La devianza può rappresentare una delle possibili vie che si aprono di fronte agli immigrati in mancanza di possibilità di integrazione nella società di accoglienza, tuttavia, talvolta, l'approdo al comportamento deviante passa attraverso complessi percorsi che non portano necessariamente alla totale esclusione (termine che appare più appropriato per indicare la mancanza di integrazione), ma richiedono l'interazione con la società di accoglienza, sia pure con una componente marginale di essa rappresentata dalle persone dedite al crimine. il percorso «deviante» di alcuni immigrati si afferma, così, talvolta come una scelta tra diverse possibilità effettuata dal singolo migrante [Palidda 2000].

La rilevazione «oggettiva» attraverso l'utilizzo di dati ufficiali della devianza degli immigrati non appare semplice e certo non è agevolata dall'esistenza di molteplici fonti ufficiali che forniscono dati sulla devianza sociale degli stranieri non sempre concordanti. (3)

Non è stato previsto, tra l'altro, nessun coordinamento tra le elaborazioni del ministero di Grazia e Giustizia e quelle del ministero dell'Interno al punto che può rimanere di difficile comprensione persino l'attribuzione temporale dei fatti delittuosi; è evidente, infatti, che il numero degli stranieri denunciati nel corso di un anno di riferimento, non corrisponde al numero dei soggetti giudicati, visto che, a meno di giudizi pronunciati con rito abbreviato, il numero dei condannati può riferirsi a manifestazioni criminose verificatesi in anni precedenti [Rosi 2000].

E' necessario, inoltre, ricordare che, nel caso degli immigrati, i dati sulla devianza devono essere interpretati utilizzando con particolari cautele, tenendo conto delle peculiari condizioni di vita di molti stranieri in Italia. A tale proposito si rifletta sulla prudenza necessaria per interpretare il dato che evidenzia una crescente presenza straniera nelle carceri (cfr. sotto). E' necessario considerare che molto spesso la presenza straniera nei penitenziari italiani riguarda immigrati regolari, ma soprattutto clandestini che, non potendo ottenere gli arresti domiciliari, come chi ha una residenza fissa (come accade per la maggior parte degli italiani), sono costretti a rimanere all'interno dell'istituto di pena, come abbiamo osservato nel primo rapporto [Rosi 2000].

Evidenziati quali possono essere alcuni dei problemi che sorgono nell'utilizzo e nell'interpretazione dei dati sulla devianza degli stranieri, nei paragrafi successivi si tenterà di offrire un quadro generale quanto più possibile aggiornato sui comportamenti criminali della popolazione immigrata cercando di dare spazio agli eventi delittuosi che interessano alcuni segmenti specifici di tale popolazione.

 

2. Clandestinità e rimpatri

Tra i possibili comportamenti devianti ne esiste uno che è caratteristico ed esclusivo della popolazione straniera: l'ingresso e il soggiorno illegale sul territorio italiano.

Probabilmente gli sbarchi clandestini di massa, (4) che rappresentano, comunque, la punta di un iceberg, sono uno degli aspetti dell'immigrazione straniera che più colpiscono la sensibilità e l'immaginario collettivo, anche per la risonanza che ottengono sui mass media: sarà difficile per diverse generazioni di italiani dimenticare l'immagine delle navi‑relitto che portarono centinaia di profughi disperati nel nostro paese. D'altro canto il traffico di «esseri umani» e, più generalmente, il «traghettamento» sulle coste italiane di immigrati clandestini costituisce oggi un'attività criminale organizzata in maniera capillare e con un giro di «affari» stimato sui 15 mila miliardi l'anno. (5) Si può, quindi, parlare di una vera e propria industria dell'ingresso clandestino nel contesto del sistema migratorio irregolare [Cespi, 2000]

Evidentemente non è possibile quantificare con esattezza la popolazione che entra e permane nel nostro paese al di fuori delle norme esplicitamente previste dall'ordinamento. Si può, invece, fornire qualche indicazione di massima sulle persone che tentano di entrare clandestinamente e che vengono individuate.

Dai dati del Ministero dell'Interno emerge chiaramente che nel 1999 (l'anno della crisi del Kossovo) si sono registrati quasi 50.000 sbarchi clandestini in Sicilia, Calabria e Puglia. Nell'ultimo anno, fino ad ottobre, il numero di sbarchi risulta un terzo di quello dello scorso anno e si può supporre che a fine 2000 sarà meno della metà (tab. 1).

 

Tab. 1 ‑ Clandestini sbarcati sulle coste di alcune regioni italiane, 1998‑2000

 

Regione di sbarco

1998

1999

2000 (fino al 31 ottobre)

 

 

 

 

Sicilia

8.828

1.973

2.445

Calabria

848

1.545

5.045

Puglia

28.458

46.481

16.553

 

Fonte: ministero dell'Interno

 

Chiaramente la consistenza delle cifre riportate in tabella dipende da due diversi fattori: cifre più elevate possono corrispondere sia ad un aumento dei tentativi di ingresso in Italia, sia, specularmene, ad un'azione di contrasto dell'immigrazione clandestina più efficace. (6)

Colpisce, comunque, il recente coinvolgimento della Calabria interessata nell'ultimo anno da un numero elevatissimo di sbarchi. Si può supporre che le organizzazioni criminali abbiano «delocalizzato» le proprie attività verso nuove zone a seguito del più intenso ed efficace pattugliamento delle coste tradizionalmente meta degli sbarchi come quelle pugliesi. (7)

La nuova normativa sull'immigrazione ha esplicitamente previsto l'esistenza di centri di permanenza temporanea e di assistenza e l'esistenza di accordi di riammissione con i Paesi di origine degli stranieri. (8)

In Italia negli 11 centri operativi sono disponibili circa 800 posti. (9) Dal 1 gennaio al 20 ottobre 2000 sono stati avviati nei centri di permanenza temporanea e di assistenza 7.552 stranieri. (10) La maggior parte degli stranieri sono stati dimessi per scadenza dei termini a causa delle difficoltà incontrate nell'accertamento dell'identità e della nazionalità dell'immigrato.

Probabilmente il problema della mancanza di posti nei centri di permanenza temporanea rappresenta una priorità da affrontare nel più breve tempo possibile, visto che, terminati i posti a disposizione nei centri, l'unico provvedimento adottabile è quello dell'espulsione con intimazione a lasciare il territorio nazionale. Altro problema da non trascurare appare quello degli accordi di riammissione: da una parte si auspica un incremento dei numero di paesi con i quali sono in vigore degli accordi, dall'altra appare evidente l'inutilità di accordi che restino privi di una reale efficacia. (11)

 

3. La devianza degli immigrati e il territorio

Nel paragrafo precedente si è affrontato il tema di una forma sui generis di devianza propria solo degli immigrati. Come si è avuto modo di dire relativamente al «traffico di clandestini» esistono strette connessioni tra i delinquenti stranieri e la criminalità organizzata italiana [Cespi 2000]. Nonostante venga, infatti, segnalata, l'esistenza sul territorio italiano di organizzazioni a delinquere «etniche» è evidente che la criminalità immigrata si innesta, necessariamente, sul complesso scacchiere della criminalità autoctona preesistente.

Indubbiamente come mostra la tab. 2 negli anni recenti, parallelamente all'aumento della consistenza della popolazione straniera in Italia, è aumentato il numero di stranieri coinvolti in eventi delittuosi.

 

Tab.2 ‑ Stranieri denunciati, arrestati e detenuti. Valori assoluti e percentuali sul totale dei denunciati, arrestati e detenuti, 1990‑2000.

 

Anni

Denunciati

Arrestati

Detenuti

 

v.a.

% sul totale

Stranieri

% sul totale

Stranieri

% sul totale

1990

32.576

7,5

11.659

18,0

4.017

15,4

1991

34.876

6,9

14.947

17,5

5.365

15,1

1992

45.739

8,1

17.235

16,9

7.333

15,4

1993

60.067

9,9

22.301

19,9

8.185

16,3

1994

57.080

9,0

23.062

19,0

8.647

16,9

1995

57.190

8,9

22.244

20,0

8.628

18,2

1996

71.623

10,8

24.258

21,6

9.514

19,8

1997

58.981

9,0

24.202

21,1

10.489

21,8

1998

88.781

- -

26.838

- -

11.973

- -

1999

93.596

- -

28.067

- -

14.057

26,6

 

Fonte: ministero di Grazia e Giustizia, vari anni

 

Dalla tab. 2 emerge, tuttavia, che, nell'ultimo decennio, mentre si è registrato un incremento continuo del numero di arrestati e di detenuti, che, in definitiva, ha fatto triplicare la consistenza della popolazione carceraria, nel caso dei denunciati la tendenza non mostra un andamento continuo. Allo stesso modo si registra un peso degli stranieri sul totale di arrestati e detenuti continuamente in crescita, mentre per i denunciati la quota di stranieri varia nel periodo considerato dal 6,9 % al 10,8 % con andamenti altalenanti (tab. 2).

Come è noto, il modello migratorio seguito dagli stranieri è influenzato da molteplici fattori, ma due sembrano in grado di informarlo meglio di altri: il substrato socio‑culturale di accoglienza e la collettività di appartenenza [Conti, Strozza 2000]. Ciò risulta sicuramente vero anche nel caso dell'inserimento in ambito criminale.

In generale il territorio sembra giocare, sempre, un ruolo non indifferente sul comportamento deviante. Sono note le differenze relative ai tassi di criminalità tra grandi città e piccoli centri, così come le differenze tra Nord e Sud rispetto al tipo di reati commessi.

Per almeno mezzo secolo le ricerche sulla devianza hanno mostrato che il tasso di criminalità è direttamente e strettamente correlato con quello di urbanizzazione. (12) Anche per quanto riguarda l'incidenza degli stranieri sul totale della popolazione che commette atti criminali esistono differenze sostanziali a seconda dell'ampiezza demografica dei comuni: la percentuale di stranieri sull'insieme delle persone denunciate è più elevata nei grandi centri che nei comuni di media o piccola dimensione [Ministero dell'Interno 2000]. (13)

Anche tra le grandi città esistono, tuttavia, sostanziali differenze. Come risulta dalla tab. 3 la quota più elevata di stranieri sul totale dei denunciati si registra nelle grandi città del Nord e del Centro (dove con il tempo è cresciuto il peso degli stranieri tra i denunciati), mentre, al contrario, nel meridione l'importanza relativa degli immigrati è molto più contenuta. Può essere interessante notare che in alcune città del Nord per certe categorie di reato gli stranieri rappresentano la maggioranza dei denunciati: a Bologna, Torino e Milano, nel 1999, più del 70% dei denunciati per fissa era di origine straniera (tab. 3).

Nelle stesse tre città risulta anche elevatissima la quota di stranieri sul totale dei cittadini deferiti all'autorità giudiziaria per produzione, traffico e smercio di sostanze stupefacenti; in particolare la situazione appare molto preoccupante a Torino dove nel 1998 oltre l'80% delle persone deferite all'autorità giudiziaria per reati connessi alla droga era di origine straniera.

Come è già cominciato ad emergere dalla tabella precedente, come per altri ambiti ‑ ad esempio quello economico lavorativo ‑ appaiono sostanziali le differenze tra Nord e Sud del paese. Da lungo tempo, studiosi e comuni cittadini ritengono che l'attività criminale sia concentrata nell'Italia meridionale e insulare. Recentemente è emerso che ciò è vero per alcune categorie di reato, come gli omicidi e la criminalità organizzata, mentre la spaccatura risulta meno netta per altre categorie di crimini [Ministero dell'Interno 2000].

 

Tab. 3 ‑ Percentuali di stranieri sul totale di denunciati per alcune tipologie di reato in sei grandi città italiane, 1999 (a)

 

Tipo di reato

Città

 

Torino

Milano

Bologna

Roma

Napoli

Palermo

Furto (b)

33

59

37

46

8

6

Rapina (b)

34

48

39

48

8

4

Ricettazione (b)

41

51

27

18

3

6

Danneggiamento

30

51

52

21

14

10

Rissa

72

71

75

51

26

15

Inottemperanza disposizioni delle autor.

38

39

77

15

8

2

Oltraggio, resistenza e violenza

52

56

44

34

6

7

Prod., traffico e smercio di sost. stupef. (b) (c)

82

67

70

36

22

7

 

Note:

(a) Le percentuali in corsivo sono calcolate su un totale di meno di 50 denunciati.

(b) I dati si riferiscono al 1998.

(c) Il dato si riferisce alle persone deferite all'autorità giudiziaria per produzione, traffico e smercio di sostanze stupefacenti.

 

Fonte: elaborazioni su ministero dell'Interno, 2000

 

Per quanto riguarda gli stranieri si è già visto che le grandi città del Nord sono maggiormente interessate dalla criminalità allogena. Emerge chiaramente che il Nord Ovest, in primis la Lombardia (regione che registra anche il più elevato numero di permessi di soggiorno), è l'area in cui si rileva il più elevato numero di denunciati, arrestati e detenuti stranieri. La seconda regione per numero di arrestati e detenuti di origine straniera è il Lazio, (14) che ha, invece, un'importanza più ridotta per quanto concerne il numero di denunciati (tab. 4).

Osservando la tab. 5, che fa riferimento agli ingressi in carcere dallo stato di libertà dei nati all'estero, (15) si può notare inoltre che nelle regioni del Nord, soprat­tutto Piemonte Liguria e Lombardia, la quota di stranieri sul totale degli ingressi supera il 50% del totale. Al contrario la stessa percentuale risulta residuale nelle isole e comunque molto contenuta in tutto il Mezzogiorno. Se in altri casi la differenziazione tra l'Italia meridionale e l'Italia settentrionale affonda le sue radici nel diverso grado di sviluppo economico raggiunto dalle due aree, nel caso della devianza, la differenziazione trova ragion d'essere più in fattori sociali che economici.

 

Tab, 4 ‑ Denunciati, arrestati e detenuti stranieri per regione di segnalazione, 31‑12‑ 1999

 

Regioni/ ripartizioni di segnalazione

Denunciati

Arrestati

Detenuti

 

v.a

%

v.a

%

v.a

%

Piemonte

12.523

13,4

4.021

14,3

1.533

10,3

Valle d'Aosta

360

0,4

25

0,1

90

0,6

Lombardia

21.976

23.5

5.945

21,2

2.546

17,2

Trentino‑Alto Adige

1.823

1,9

303

1,1

154

1,0

Veneto

9.153

9,8

2.108

7,5

1.088

7,3

Friuli‑Venezia Giulia

3.007

3,2

692

2,5

363

2,4

Liguria

5.748

6,1

1.394

5,0

741

5.0

Emilia‑Romagna

9.390

10,0

2.414

8,6

1.222

8,2

Toscana

8.805

9,4

2.169

7,7

1.366

9,2

Umbria

1.173

1,3

334

1,2

237

1.6

Marche

2.371

2,5

555

2,0

291

2,0

Lazio

7.146

7,6

5.160

18,4

2.096

14,1

Abruzzo

953

1,0

241

0,9

405

2,7

Molise

127

0,1

65

0,2

70

0,5

Campania

3.615

3,9

927

3,3

560

3,8

Puglia

2.649

2,8

752

2,7

508

3,4

Basilicata

178

0,2

58

0,2

209

1,4

Calabria

714

0,8

241

0,9

277

1,9

Sicilia

1.476

1,6

534

1,9

742

5,0

Sardegna

409

0,4

129

0,5

336

2,3

ITALIA

93.596

100,0

28.067

100,0

14.834

100,0

 

 

 

 

 

 

 

Nord‑Ovest

40.607

43,4

11.385

40,6

4.910

33,1

Nord‑Est

23.373

25,0

5.517

19,7

2.827

19,1

Centro

19.495

20,8

8.218

29,3

3.990

26,9

Sud

8.236

8,8

2.284

8,1

2.029

13,7

Isole

1.885

2,0

663

2,4

1.078

7,3

 

Fonte: elaborazioni su dati del ministero di Grazia e Giustizia

 

Ci si attenderebbe una maggiore propensione al comportamento deviante laddove è più difficile l'inserimento economico lavorativo. Al contrario dai dati sembra emergere che gli stranieri presentano nel Mezzogiorno, area molto disagiata dal punto di vista occupazionale, una propensione al comportamento criminale relativamente contenuta.

Alla spiegazione di tale situazione possono concorrere diverse ipotesi, non necessariamente alternative. Innanzi tutto, nell'area meridionale del paese, potrebbe esistere un atteggiamento maggiormente tollerante da parte della popolazione autoctona e delle autorità nei confronti di alcuni comportamenti devianti di minore gravità, come quelli per lo più, attuati dagli stranieri.

Rifacendosi alle teorizzazioni di Durkheim, si potrebbe, inoltre, ipotizzare che le regioni meridionali offrano all'immigrato un tessuto sociale più simile a quello del proprio paese d'origine, attenuando così gli effetti dello sradicamento e rimuovendo la condizione; di anomia che spingerebbe l'immigrato al comportamento deviante. (16)

 

Tab. 5 ‑ Ingressi dallo stato di libertà di nati all'estero per regione del commesso reato e percentuale di nati all'estero sul totale degli entrati, 1999

                                                                             

Regione/ripartizione del commesso reato

Nati all'estero

Totale

Nati all'estero sul totale

Piemonte

4.216

8.318

50,7

Valle d'Aosta

33

140

23,6

Lombardia

6.330

12.597

50,3

Trentino A.A.

368

973

37,8

Bolzano

194

497

39,0

Trento

174

476

36,6

Veneto

2.756

5.137

53,6

Friuli V.G.

869

1.764

49,3

Liguria

1.685

3.327

50,6

Emilia Romagna

2.706

5.509

49,1

Toscana

2.356

5.243

44,9

Umbria

369

913

40,4

Marche

515

1.309

39,3

Lazio

4.236

10.236

41,4

Abruzzo

324

1.406

23,0

Molise

64

296

21,6

Campania

1.648

10.974

15,0

Puglia

1.239

7.350

16,9

Basilicata

70

682

10,3

Calabria

267

2.501

10,7

Sicilia

705

7.300

9,7

Sardegna

153

1.870

8,2

Italia

30.909

87.845

35,2

Estero

17

17

100,0

Totale

30.926

87.862

35,2

 

Fonte: elaborazioni su dati del ministero di Grazia e Giustizia

 

Esiste, inoltre, un'ulteriore spiegazione possibile e convincente per la bassa incidenza della devianza allogena nel Meridione: la criminalità organizzata locale sarebbe talmente radicata nel territorio da lasciare poco spazio a quella d'altra matrice. Laddove la presenza delle organizzazioni criminali è forte e capillare diviene più difficile l'inserimento nel tessuto delinquenziale da parte di gruppi di immigrati, sarebbe, tutt'al più, il singolo immigrato ad essere reclutato dalle organizzazioni malavitose locali in ruoli di secondo piano [Marotta 1995]. Molte volte l'immigrato clandestino, come soggetto debole, diviene la vittima preferenziale delle associazioni a delinquere, come nel caso dello sfruttamento della prostituzione e nel caso del «nuovo commercio», fiorito sulle coste pugliesi, dove il contrabbando di sigarette ha lasciato ampiamente il posto al trasporto clandestino di immigrati dall'Albania [Cespi 2000]. Per quanto possa sembrare contraddittorio le organizzazioni di stampo mafioso fungono, quindi, da deterrente alla devianza allogena. Laddove, invece, il radicamento della criminalità organizzata non è profondo, come nel caso del Nord Italia, ampio spazio viene lasciato ad altre forme di criminalità, con la creazione di vere e proprie nicchie in cui gli immigrati non hanno difficoltà ad inserirsi, si pensi a città come Torino e Genova dove il traffico di stupefacenti sembra, in buona parte controllato da immigrati. In queste aree gli immigrati non sono solo le vittime o un ingranaggio della complessa macchina malavitosa, ma sembra controllino interi settori di criminalità, settori fondamentali che nel Meridione sono esclusivo appannaggio della malavita organizzata locale.

Tale spiegazione appare sostenuta anche dai dati sull'incidenza della devianza dei nati all'estero sul totale dei devianti per reato e regione del commesso reato. Nelle regioni del Nord emerge una specializzazione degli immigrati in reati contro l'economia e la fede pubblica, che comprendono lo spaccio e la produzione di stupefacenti; al Sud, invece, gli stranieri si collocherebbero in attività che non richiedono un'organizzazione alle spalle e un elevato radicamento nel territorio, come quelli contro il patrimonio [Natale, Strozza 1997].

Dalla tab. 6 emerge che nel Sud e nelle isole la percentuale di stranieri sui denunciati è molto ridotta, specie per i reati più gravi come l'omicidio o il tentato omicidio, mentre nel Centro Nord la quota di immigrati denunciati sul totale appare elevata pure per tali reati. Anche per quanto riguarda i reati connessi alla droga al Sud il peso degli stranieri sul totale appare notevolmente più contenuto rispetto al Nord (8% Sud e isole contro 40% per il Centro‑Nord).

Emerge, tuttavia, una forte e crescente «vocazione» degli immigrati stranieri al contrabbando nel Sud. (17) In un recente rapporto sulla criminalità organizzata presentato al Parlamento si mette in luce l'esistenza di reti di criminalità organizzata di matrice straniera sul nostro territorio. In particolare tali organizzazioni agirebbero nell'ambito delle attività legate al traffico dei clandestini (Albanesi e Montenegrini), di attività connesse con la prostituzione (Russi e Nigeriani) e di attività legate allo sfruttamento, alla riduzione in schiavitù e all'estorsione (Cinesi).

Sembrerebbe quindi che, laddove gli immigrati che delinquono riescono a strutturarsi in vere e proprie organizzazioni criminali, l'attività esercitata è prettamente «etnica», coinvolge cioè come «vittime» soprattutto connazionali o altri stranieri. (18)

 

4. Specializzazione etnica e criminalità

Altrettanto importante, nel determinare il percorso di inserimento rispetto al territorio di insediamento appare essere la collettività di appartenenza. E' noto, ad esempio, che alcuni mestieri sono appannaggio di immigrati di particolari nazionalità perché si crea una catena migratoria. Qualcosa di simile sembra avvenire anche nell'ambito del comportamento deviante.

La collettività marocchina risulta essere la prima sia per il numero di denunciati, che per quello di arrestati e detenuti. Al secondo posto nella graduatoria figurano gli Albanesi per numero di denunciati e detenuti, mentre sono preceduti dagli ex Iugoslavi per numero di arrestati (tab. 7). In generale, si nota una certa corri­spondenza tra il posto occupato nella graduatoria dei denunciati, arrestati e detenuti e il posto occupato nella graduatoria dei permessi di soggiorno dalle varie collettività (cfr. cap. 1).

 

Tab. 6 ‑ Percentuale di stranieri sul totale delle persone denunciate in Italia per aver commesso un reato, per reato e zona geografica. 1999 (a)

 

Tipologia di reato

Ripartizione

 

Centro Nord

Sud e Isole

Omicidio consumato

31

2

Omicidio tentato

37

6

Lesioni dolose

28

7

Rissa

42

14

Contro la famiglia

18

4

Violenza carnale

41

9

Atti di libidine

9

8

Atti osceni

29

16

Sfruttamento della prostituzione

59

45

Furto

47

14

Furto di automobile

30

7

Rapina

33

7

Rapina impropria

53

16

Estorsione

23

7

Ricettazione

45

16

Danneggiamento

25

6

Contrabbando

46

42

Evasione

25

4

Porto abusivo di armi

26

5

Violenza, resistenza. oltraggio

35

9

Guida senza patente

46

9

Produzione ecc. di stupefacenti (b)

40

8

 

Note: (a) i dati si riferiscono al periodo compreso tra il 1 gennaio e il 30 settembre.

(b) persone deferite all'autorità giudiziaria per produzione, traffico e smercio di sostanze stupefacenti.

 

Fonte: elaborazioni su Ministero dell'Interno, 2000.

 

Chiaramente si avvertirebbe la necessità di costruire dei tassi di criminalità, tuttavia tale esigenza non sembra poter essere soddisfatta. L'unico rapporto effettivamente realizzabile si potrebbe ottenere mettendo al numeratore la popolazione straniera deviante (denunciati, arrestati, detenuti, ecc.) e al denominatore il numero di permessi di soggiorno. Il rapporto non avrebbe, tuttavia, nessuna rappresentatività poiché non tiene conto della componente clandestina dell'immigrazione che risulta, invece, maggioritaria tra i denunciati stranieri in Italia per ogni tipo di reato: la quota di clandestini non scende mai al di sotto del 60%. Nel 1999 risultava privo di permesso di soggiorno quasi il 90% dei denunciati stranieri per furto, furto d'automobile, rapina impropria e contrabbando. Era presente in Italia illegalmente circa l'80% dei denunciati per omicidio consumato, per atti osceni, per rapina, per ricettazione, per evasione e per porto abusivo di armi (19) [Ministero dell'Interno 2000].

 

Tab. 7 ‑ Denunciati, arrestati (1999) e detenuti stranieri per cittadinanza (31‑ 12 ‑1999)

 

Paese di cittadinanza

Denunciati

Arrestati

Detenuti

 

v.a.

%

v.a.

%

v.a.

%

Marocco

16.435

17,6

5.857

20,9

3.095

22,0

Albania

15.039

16,1

2.854

10,2

2.104

15,0

ex Iugoslavia

11.335

12,1

4.078

14,5

1.231

8,8

Tunisia

5.280

5,6

2.778

9,9

2.146

15,3

Romania

8.067

8,6

2.851

10,2

529

3,8

Algeria

3.863

4,1

2.416

8,6

1.179

8,4

Senegal

3.637

3,9

560

2,0

174

1,2

Nigeria

4.153

4,4

508

1,8

362

2,6

Perù

1.063

1,1

423

1,5

95

0,7

Polonia

1.004

1,1

387

1,4

113

0,8

Colombia

498

0,5

397

1,4

489

3,5

Cile

343

0,4

294

1,0

123

0,9

Francia

625

0,7

224

0,8

104

0,7

Egitto

1.198

1,3

187

0,7

152

1,1

Cina

3.067

3,3

218

0,8

124

0,9

Altro

17.989

19,2

4.035

14,4

2.030

14,4

Totale

93.596

100,0

28.067

100,0

14.050

100,0

 

Fonte: elaborazioni su dati dei ministero di Grazia e Giustizia

 

L'ipotesi di una «specializzazione etnica» criminale pare confermata dai dati del ministero dell'Interno [2000]. I marocchini sembrano, infatti, controllare in larga parte il contrabbando; nel 1998 l'80% dei denunciati stranieri per tale tipo di reato risultano di nazionalità marocchina; gli albanesi predominano nel caso dello sfruttamento della prostituzione (rappresentano oltre il 42% dei denunciati stranieri per tale tipo di reato nel 1998), seguiti da ex iugoslavi (10% del totale) e da nigeriani (7% del totale). Anche nel traffico di stupefacenti si registra, tra i denunciati, una prevalenza di marocchini (32% nel 1998) seguiti da tunisini e algerini.

In generale, comunque, sembra essere in atto un fenomeno di sostituzione del deviante straniero a quello italiano; tale sostituzione avviene molto spesso in condizioni di complementarità: è l'italiano a lasciare il posto allo straniero. In realtà, come nell'economia regolare gli stranieri tendono a rivestire le basse qualifiche, essendo disponibili ad occupare la base della «piramide legittima» della società italiana, così essi sono disposti a sostituire gli italiani anche alla base della «piramide penale» e di conseguenza si situano, nell'ambito delle attività devianti, al più basso rango della delinquenza urbana [Palidda, 1995]. (20)

 

Tab.8 ‑ Detenuti stranieri per tipo di reato ascritto, valori assoluti e percentuale di stranieri sul totale, 31‑12 1999

 

Tipo di reato

Stranieri

Totale

Stranieri sul totale

 

v.a.

v.a.

%

Contro la persona

1.299

8.876

14,6

Contro la vita

785

7.379

10,6

Contro l'incolumità e la libertà individuale

514

1.494

34,4

Ingiurie e diffamazioni

0

3

0,0

Contro la famiglia, la moralità pubblica ed il buon costume

320

561

57,0

Contro la famiglia

13

142

9,2

Contro la moralità pubblica ed il buon costume

306

418

73,2

Interruzione della gravidanza

1

1

100,0

Contro il patrimonio

3.131

16.247

19,3

Furto

1.055

3.057

34,5

Rapina

1.197

7.424

16,1

Estorsione

195

2.558

7,6

Sequestro di persona

141

662

21,3

Danni a cose, animali, terreni, ecc.

2

15

13,3

Truffa ed altre frodi

541

2.531

21,4

Contro l'economia e la fede pubblica

8.015

20.421

39,2

Contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio

1

207

0,5

Contro l'incolumità pubblica

7.952

19.983

39,8

Contro la fede pubblica

62

231

26,8

Contro lo Stato, le altre istituzioni sociali e l'ordine pubblico

369

2.476

14,9

Contro la personalità dello Stato

12

101

11,9

Contro la pubblica amministrazione

248

718

34,5

Contro l'amministrazione della giustizia

16

285

5,6

Contro l'ordine pubblico

93

1.372

6,8

Altri delitti

591

1.533

38,6

Contravvenzioni

10

78

12,8

Non rilevato

315

2.678

11,8

 

 

 

 

Totale

14.050

52.870

26,6

 

Fonte: elaborazioni su dati del ministero di Grazia e Giustizia

 

La tab. 8 riferita ai detenuti stranieri mette in luce, così come in parte emerso anche nella tab. 6, che gli stranieri hanno un peso maggiore sul totale dei detenuti per reati meno gravi come il furto e i reati contro la moralità pubblica e il buon costume, mentre il peso percentuale degli immigrati diviene molto più contenuto nel caso di reati più gravi come quelli contro la vita o nel caso di attività che richiedono organizzazione come le rapine e le estorsioni.

La «sostituzione» in attività ad alto rischio effettuata da criminali stranieri a vantaggio di quelli italiani, sembra stia avvenendo anche nel caso della criminalità organizzata, nell'ambito del traffico di droga e di armi (21) [Ministero dell'Interno 2000].

 

5. Devianza e genere

Le distinzioni di genere hanno un ruolo importantissimo nel determinare il modello migratorio e, conseguentemente, anche l'inserimento in ambito criminale. Dai dati emerge, in generale, che le donne cadono più raramente degli uomini in comportamenti criminali. La percentuale di donne straniere detenute sul totale degli stranieri è assai bassa anche nel caso di collettività in cui il rapporto dei sessi è ampiamente favorevole alle donne. Al 30 settembre 2000 erano detenute 6 donne e 26 uomini provenienti dalle Filippine; le detenute polacche erano 9 contro 94 maschi della stessa nazionalità; le detenute peruviane erano 18 mentre i maschi della stessa nazionalità presenti in carcere erano 100 [Ministero di Grazia e Giustizia 2000a].

Le donne, comunque non si differenziano molto dagli uomini per la tipologia di reati commessi, anche se in generale si registra un'incidenza maggiore per le donne di reati connessi alla prostituzione e una minore importanza relativa dei reati contro la persona (tab. 9)

 

Tab. 9 ‑ Detenuti stranieri per tipologia di reato ascritto (maschi e femmine) e percentuale di donne sul totale dei detenuti, 31‑12‑1999

 

Tipologia di reato

% Donne

% Uomini

Donne sul totale detenuti

 

 

 

 

Legge droga

43,5

38,7

5,5

Contro il patrimonio

18,8

18,9

4,9

Prostituzione

8,8

5,3

7,9

Fede pubblica

5,0

4,0

5.7

Contro la persona

10,1

13,9

3,6

Altro

13,8

19,2

4,9

Totale

1.302 (a)

25.205 (a)

5,2

 

Note: (a) valore assoluto

Fonte: elaborazioni su dati del ministero di Grazia e Giustizia

 

Si deve, comunque, notare che le donne straniere rappresentano una quota notevole del totale delle donne che commettono atti criminali. Per la quasi totalità dei reati il rapporto percentuale straniere sul totale delle denunciate è più elevato del rapporto stranieri sul totale dei denunciati, almeno per quanto concerne le persone denunciate nel 1998. Quest'ultimo rapporto appare poi particolarmente elevato nel caso dello sfruttamento della prostituzione: oltre il 62% delle denunciate è di origine straniera (22) [Ministero dell'Interno 2000].

Quello della prostituzione è un tema che desta particolari preoccupazioni nell'opinione pubblica provocando, talvolta, manifestazioni di protesta in alcuni quartieri di grandi città, particolarmente toccati dal fenomeno. La quantificazione, certa, del fenomeno risulta impossibile, (23) anche perché la prostituzione di per sé non costituisce reato. (24)

Si deve, comunque, riflettere, anche sulla base di recenti rapporti dell'OIM sul traffico di donne, sulle condizioni di sfruttamento, che si spingono, talvolta, fino alla riduzione in schiavitù, che devono patire non poche donne immigrate nel nostro paese. (25) Donne per le quali il miraggio di una vita migliore si è traduce in un incubo dal quale è difficilissimo uscire [Parsec 2000].

 

5. La devianza dei minori immigrati

Un tema delicato che richiede particolare attenzione, non solo da parte degli studiosi, ma anche delle autorità è quello della devianza minorile tra gli stranieri.

La realtà dei minori stranieri è piuttosto complessa sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista della composizione qualitativa.

Per quanto riguarda la quantificazione della numerosità dei minori stranieri legalmente presenti sul nostro territorio si deve sottolineare che non tutti i minori hanno un loro documento, ma molti sono segnati sul permesso di soggiorno di uno dei genitori, cosicché risulta difficile una loro contabilizzazione.

Solo recentemente sono stati realizzati importanti miglioramenti nelle rilevazioni e nelle elaborazioni dei dati che hanno permesso di quantificare in maniera più adeguata tale componente dell'immigrazione straniera attraverso i dati anagrafici. (26)

Per quanto riguarda la composizione e gli attributi di tale segmento di popo­lazione straniera si deve tenere conto che l'eterogeneità che caratterizza l'intera popolazione straniera sul territorio italiano riguarda anche gli immigrati con un'età inferiore ai 18 anni. (27)

Tale porzione della popolazione immigrata sembra poter andare incontro a un disagio particolarmente grave poiché ai problemi caratteristici dell'esperienza migratoria vengono ad aggiungersi le difficoltà della fase adolescenziale Spesso questi ragazzi stranieri si trovano a dover affrontare la duplice difficoltà di costruirsi un'identità personale e di formarsi un'identità culturale.

Il disagio psicologico, l'insicurezza sociale e la precarietà della situazione economica in cui molti minori straneri vivono sembrano poter comportare un notevole rischio di cadere in un comportamento criminale. La condotta deviante di alcuni giovani immigrati può, così, derivare dalla delusione rispetto alle aspirazione e ai miti della società di accoglienza a cui si aggiungono, talvolta, la negazione all'accesso anche alle più elementari aspettative [Palidda 2000].

Non può non colpire il numero elevatissimo di denunce riguardanti minori stranieri nell'ultimo decennio (tab. 10). Se per i minori di 14 anni, dopo il picco dei 1995, sembra riscontrabile una tendenza alla diminuzione ‑ sia dal punto di vista del numero assoluto, sia dal punto di vista relativo ‑ purtroppo non sembra individuabile lo stesso tipo di tendenza per le denunce riguardanti i ragazzi tra i 14 e i 17 anni. Ciò che, comunque, colpisce particolarmente dei dati riportati nella tab. 10 è che rela­tivamente ai bambini al di sotto dei 14 anni le denunce relative a stranieri, dal 1992 in poi, rappresentano circa la metà delle denunce, con una punta nel 1995 del 56,8%.

 

Tab. 10 ‑ Denunce alla Procura della Repubblica presso i Tribunali per i minorenni per età del minorenne. Italiani/stranieri. Anni 1991‑98

 

Anni

Minori di 14 anni

14‑17 anni

 

va.

% stranieri sul totale

v.a.

% stranieri sul totale

1991

4.025

43,8

3.903

10,9

1992

4.331

47,0

3.671

10,3

1993

4.760

52,7

4.347

12,7

1994

5.417

55,6

5.598

16,2

1995

6.146

56,8

6.555

18,6

1996

5.700

54,5

5.754

17.2

1997

4.761

53,4

6.431

18,7

1998

3.799

49,6

7.127

20,7

 

Fonte: elaborazioni su dati del ministero di Grazia e Giustizia, 2000

 

I ragazzi stranieri vengono denunciati soprattutto per reati contro il patrimonio, che risulta essere anche la categoria di reato per la quale è maggiore il peso degli stranieri sul totale. Come nel caso degli adulti risulta, invece, contenuta l'importanza relativa dei denunciati stranieri per reati contro la persona (tab. 11).

 

Tab.11 ‑ Denunce alla Procura della Rep. presso i T.M. per categoria di reato (valori assoluti) e percentuali di stranieri sul totale delle denunce, 1998

 

Classi di reato

Italiani

Stranieri

Totale

Stranieri sul totale

Contro la persona

7.898

524

8.422

6,2

Contro la famiglia

166

19

185

10,3

Contro il patrimonio

15.998

8.412

24.410

34,5

Contro l'economia

4.265

1.492

5.757

25,9

Contro lo Stato

2.108

262

2.370

11,1

Altri delitti

746

217

963

22,5

Totale

31.181

10.926

42.107

25,9

 

Fonte: elaborazioni su dati del ministero di Grazia e Giustizia

 

Anche per quanto concerne la distribuzione territoriale della criminalità minorile straniera si riscontrano evidenti analogie con la situazione emersa relativamente agli adulti (tab. 12). Le denuncie contro minori stranieri si concentrano al Nord, in particolare è il Piemonte che, nel 1993, ha registrato il più elevato numero assoluto di denunce contro stranieri.

Al contrario, per i minori autoctoni si rileva un numero maggiore di denunce al Sud: è la Campania la regione con il più alto numero di denunciati sotto i 18 anni.

E', quindi, ovvio che il peso percentuale degli stranieri sul totale dei denunciati risulta molto più elevato nelle regioni del Nord che in quelle del Sud. (28)

Per quanto riguarda le aree di origine dei minori devianti si può notare dalla tab. 13 che il numero maggiore di denunce si registra per minori provenienti dalla ex Iugoslavia, seguono, quindi, come paesi di provenienza Marocco e Albania.

Le differenti collettività sembrano, comunque, differenziarsi per la tipologia dei reati commessi. Gli ex Iugoslavi commettono, secondo le denunce presentate, la maggior parte dei reati contro il patrimonio, mentre i Marocchini commettono la maggior parte di tutte le altre categorie di reati (tab. 13).

 

Tab. 12 ‑ Denunce alla Procura della Repubblica presso i Tribunali per i minorenni per categoria di reato e regione in cui il delitto fu commesso. Anno 1998

 

Regioni/ripartizioni del commesso reato

Italiani

Stranieri

Totale

Stranieri sul totale

Piemonte

2.192

2.057

4.249

48,4

Valle d'Aosta

76

31

107

29.0

Lombardia

2.797

1.996

4.793

41,6

Liguria

1.277

387

1.664

23,3

Trentino Alto Adige

462

55

517

10,6

Veneto

1.361

1.012

2.373

42,6

Friuli Venezia Giulia

784

342

1.126

30,4

Emilia Romagna

1.827

850

2.677

31,8

Toscana

1.223

1.571

2.794

56,2

Umbria

397

69

466

14,8

Marche

576

139

715

19,4

Lazio

3.059

1.464

4.523

32,4

Campania

4.607

274

4.881

5,6

Abruzzo

357

25

382

6,5

Molise

302

1

303

0,3

Basilicata

529

48

577

8,3

Puglia

3.044

194

3.238

6,0

Calabria

1.934

238

2.172

11,0

Sardegna

1.495

38

1.533

2,5

Sicilia

2.882

134

3.016

4,4

Estero

1

1

100,0

ITALIA

31.181

10926

42.107

25,9

Nord

10.776

6.730

17.506

38,4

Centro

5.255

3.243

8.498

38,2

Sud

10.773

780

11.553

6.8

Isole

4.377

172

4.549

3,8

 

Fonte: elaborazioni su dati dei ministero di Grazia e Giustizia

 

Tab. 13 ‑ Denunce alla Procura della Rep. presso i T.M. per categoria di reato e cittadinanza (principali 5

cittadinanze). Anno 1998

                                              

Paese di provenienza

Classi di reato

 

Contro la persona

Contro il patrimonio

Contro l'economia

Contro lo Stato

Altri delitti

Totale

 

Valori assoluti

Ex‑Jugoslavia

109

5.393

267

57

55

5.881

Marocco

129

606

705

104

116

1.660

Albania

116

928

184

40

37

1.305

Romania

10

838

29

8

8

893

Algeria

20

118

86

12

6

242

Totale

524

8.412

1.492

262

236

10.926

 

Valori %

Ex‑Jugoslavia

20,8

64,1

17,9

21,8

23,3

53,8

Marocco

24,6

7,2

47,3

39,7

49,2

15,2

Albania

22,1

11,0

12,3

15,3

15,7

11,9

Romania

1,9

10,0

1,9

3,1

3,4

8,2

Algeria

3,8

1,4

5,8

4,6

2,5

2,2

Totale

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

100,0

 

Valori %

Ex‑Jugoslavia

1,9

91,7

4,5

1,0

0,9

100,0

Marocco

7,8

36,5

42,5

6,3

7,0

100,0

Albania

8,9

71,1

14,1

3,1

2,8

100,0

Romania

1,1

93,8

3,2

0,9

0,9

100,0

Algeria

8,3

48,8

35,5

5,0

2,5

100,0

Totale

4,8

77,0

13,7

2,4

2,2

100,0

 

Fonte: elaborazioni su dati dei ministero di Grazia e Giustizia

 

I reati contro il patrimonio risultano prevalenti per tutte le collettività eccetto che per ragazzi marocchini che più frequentemente commettono atti contro l'economia.

Un numero così elevato di denunce non può non portare ad un'utenza massiccia dei Servizi della Giustizia Minorile come i centri di prima accoglienza (C.P.A.), gli istituti penali per minorenni (I.P.M.), gli uffici di servizio sociale per minorenni e le comunità. Nel 1999 sono stati 2.275 i minori stranieri che hanno fatto ingresso nei C.P.A., mentre gli italiani sono stati solo 1.973. (29) Nello stesso anno sono entrati negli I.P.M. 1.005 stranieri e 871 italiani. (30) Si presti attenzione al fatto che il maggior numero di ingressi negli istituti penali da parte di minori stranieri rispetto a quanto avviene per gli italiani è imputabile al fatto che per i minori autoctoni si verifica più frequentemente la possibilità di intervenire in maniera tale da evitare l'impatto con la struttura carceraria; si tende, infatti, ad applicare misure cautelari non detentive o di misure sostitutive o alternative alla detenzione.

Se i minori che passano attraverso i C.P.A. e gli I.P.M. sono spesso di cittadinanza straniera, i ragazzi immigrati usufruiscono in maniera minore rispetto ai loro coetanei italiani dei servizi attivati a loro favore e che dovrebbero concorrere alla promozione e alla tutela dei loro diritti.

Nel 1999 solo 1.967 stranieri e 2.779 nomadi sono stati segnalati dall'Autorità Giudiziaria agli Uffici di servizio sociali per minorenni (USSM), mentre i soggetti italiani segnalati sono stati 17.229. Per quanto riguarda i soggetti presi in carico su un totale di 13.549 minori solo 1.072 erano nomadi e 803 stranieri [Ministero di Grazia e Giustizia 1999b]. Si sottolinea, inoltre, che mentre nel caso di cittadini italiani i minori utenti degli USSM erano soprattutto a piede libero, nel caso dei nomadi e degli stranieri la quota a piede libero era minoritaria.

Gli stranieri sembrano non avere usufruito frequentemente nemmeno delle comunità ministeriali di recupero nate nell'ambito del processo di riconversione delle strutture penali minorili in strutture a carattere non contenitivo, come ambienti utilizzati per l'esecuzione di misure cautelari non detentive e di riformatorio giudiziario. E' tuttavia da rilevare un aumento degli ingressi di stranieri in tali comunità; sono però, purtroppo, molto più frequenti tra i minori stranieri gli allontanamenti da tali comunità. Per i ragazzi immigrati può risultare, infatti, particolarmente difficile l'inserimento in comunità dove, in assenza di misure coercitive, è richiesto di sviluppare limiti interni sulla base della condivisione, dell'appartenenza e del coinvolgimento nella vita comunitaria. Probabilmente in futuro la focalizzazione dell'attenzione sulle problematiche relative ai minori stranieri, che ha già condotto all'utile introduzione della figura del mediatore culturale negli istituti di pena per minori, (31) potrà portare ad una più ampia diffusione di misure alternative agli istituti di pena anche per i minori stranieri e ad una maggiore utilizzo dei servizi a loro disposizione per la difesa dei propri diritti. A tal fine potrebbe essere utile un maggiore e continuo contatto tra le autorità giudiziarie e le associazioni «di e per» immigrati che potrebbero fornire utili informazioni per avviare più frequentemente anche con i minori stranieri il lavoro di rete già portato avanti con i ragazzi italiani.

 

6. In sintesi

Il monitoraggio può essere utile per comprendere l'entità e l'andamento di un fenomeno, come quello della devianza, che desta preoccupazioni tra cittadini e immigrati. A tal fine si auspica un ulteriore miglioramento della raccolta e della diffusione dei dati sulla devianza degli immigrati. In particolare parrebbe opportuna una maggiore uniformità nella rilevazione ed elaborazione dei dati da parte dei due principali ministeri coinvolti (Ministero dell'Interno e Ministero di Grazia e Giustizia) che negli ultimi anni hanno, comunque, dimostrato crescente interesse per le problematiche relative agli stranieri, come già segnalato nello scorso rapporto.

Appare, inoltre, importante che le autorità di polizia e le autorità giudiziarie tengano conto della crescente presenza di stranieri tra i devianti per le differenti caratteristiche e per gli interventi mirati richiesti da tali soggetti, appartenenti, per lo più, a fasce marginali dell'immigrazione e dediti a crimini minori. (32)

Sarebbe, quindi, auspicabile, oltre ad un più ampio impiego di traduttori e mediatori culturali qualificati nei commissariati, nelle questure, nei tribunali e negli istituti di pena, una più approfondita preparazione delle forze dell'ordine affinché l'interazione con soggetti devianti stranieri possa divenire più proficua.

 

Riferimenti bibliografici

 

Barbagli, M.

1998 Immigrazione e criminalità in Italia, Il Mulino, Bologna.

 

Cespi (a cura di Pastore F., Romani P., Sciortino G.)

2000 L'Italia nel sistema internazionale del traffico di persone. Risultanze investigative, ipotesi interpretative, strategie di risposta, Commissione per l'Integrazione, «Working Paper», n. 5.

 

Conti, C. e Strozza, S.

«Immigrati stranieri in Campania: tra sopravvivenza e integrazione», in Pane A., Strozza S. (a cura di) Gli immigrati stranieri in Campania. Un'integrazione difficile tra illegalità e precarietà diffusa, Torino, L'Harmattan Italia, pp. 191‑236.

 

Marotta, G.

1995 Immigrati: devianza e controllo sociale, Cedam, Padova.

Ministero dell'Interno, Dipartimento di Pubblica Sicurezza

2000 «Migrazioni e sicurezza in Italia», Migrazioni Scenari per il XXI secolo, Dossier di Ricerca, volume II, agenzia Romana per il Giubileo, Roma, pp. 1063‑1214.

 

Ministero di Grazia e Giustizia, Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. Servizio per l'Informatica e la Statistica

2000 Detenuti stranieri.

 

Ministero di Grazia e Giustizia, Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile (a cura del Servizio II Legislazione, Studi, Documentazione)

1999a Rapporto sulla criminalità minorile anni 1996‑1998.

 

Ministero di Grazia e Giustizia, Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile

1999b Flussi di utenza dei Servizi della Giustizia Minorile.

 

Ministero di Grazia e Giustizia, Ufficio Centrale per la Giustizia Minorile, Servizio Statistica e Ricerca

1999c   Minorenni denunciati alle procure della repubblica presso i tribunali peri minorenni, anno 1998, analisi statistica.

 

Natale, M. e Strozza, S.

1997 Gli immigrati stranieri in Italia. Quanti sono, chi sono, come vivono?, Cacucci Editore, Bari.

 

Palidda, S.

1995 «Devianza e criminalità», in Fondazione Cariplo‑ISMU, Primo rapporto sulle migrazioni 1995, F. Angeli, Milano, pp. 250‑290.

2000 Polizia Postmoderna. Etnografia del nuovo controllo sociale, Feltrinelli, Milano.

 

Parsec (a cura di Carchedi F. e altri)

2000 I colori della notte, F. Angeli, Milano.

 

Rosi, E.

2000 «Tutela della collettività e criminalità» in Giovanna Zincone (a cura di) Primo rapporto sull'immigrazione degli immigrati in Italia, Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, Il Mulino, Bologna, pp. 401‑422.

 

Note:

 

1) La preoccupazione che gli immigrati commettano reati più spesso rispetto agli autoctoni e che possano provocare un aumento della criminalità affonda le sue radici lontano nel tempo [Barbagli, 1998].

 

2) D'altra parte vengono manifestate paure ed insicurezze anche da parte degli immigrati (cfr. cap.3.4).

 

3) Secondo i dati del ministero di Grazia e Giustizia, i detenuti di cittadinanza straniera al 31 dicembre del 1999 erano 14.050; secondo il ministero dell'Interno, alla stessa data, i detenuti stranieri erano 14.834. Si tenga conto, comunque, del fatto che le fonti ufficiali forniscono informazioni solo della devianza «rilevabile». Perché l'evento criminale sia rilevato deve esserci, innanzi tutto, una denuncia.

 

4) I viaggi di massa sono in realtà delle eccezioni; di solito vengono traghettate 25‑30 persone alla volta.

 

5) Sembra, comunque, che il traffico di clandestini sia soprattutto controllato da stranieri che si appoggiano, in cambio di favori, alla criminalità organizzata italiana.

 

6) In generale le azioni di prevenzione e di controllo del territorio da parte della polizia hanno coinvolto, dal 1 gennaio al 31 ottobre del 2000, 109.988 stranieri. Tali persone sono state interessate da diversi tipi di provvedimenti: 56.297 persone sono state allontanate dal territorio nazionale; 52.773 stranieri sono stati intimati. Nel corrispondente periodo del 1999 gli stranieri rintracciati in posizione irregolare sono stati in tutto 91.968 (60.772 stranieri allontanati e 31.196 stranieri intimati). Nel­l'intero 1999 gli stranieri rimpatriati sono stati 72.392 e gli intimati 40.489.

 

7) In Sicilia sbarcano soprattutto Nord Africani (in massima parte Tunisini). La Puglia è la meta privilegiata delle migrazioni dall'Albania e dall'area balcanica in generale. I clandestini che sbarcano in Calabria provengono, soprattutto, dalla Turchia.

 

8) Sono stati conclusi accordi con 22 paesi di cui 4 appartenenti all'Unione Europea.

 

9) I centri sono collocati soprattutto nel Meridione (Sicilia, Puglia e Calabria). Alcuni di questi centri hanno il duplice ruolo di centri di accoglienza e centri di permanenza temporanea.

 

10) Degli stranieri avviati nei centri di permanenza temporanea e di assistenza ne sono stati rimpatriati 2.582.

 

11) Per procedere al rimpatrio di un clandestino, evidentemente, è necessario che, avvenuta l'iden­tificazione, lo Stato di origine lo riconosca come proprio cittadino.

 

12) Ultimamente è stato, comunque, proposto di rivedere tale proposizione alla luce delle recenti trasformazioni sociali [Barbagli, 1998].

 

13) Evidentemente ciò è anche dovuto al fatto che nelle grandi città esiste una forte concentrazione di immigrati.

 

14) Il Lazio è anche la seconda regione per numero di permessi di soggiorno. Ovviamente una più nutrita presenza straniera comporta maggiori rischi di trovare tra i denunciati, gli arrestati e i detenuti immigrati. Tra l'altro, come si vedrà più avanti, i rapporti costruiti mettendo denominatore i permessi di soggiorno hanno un valore meramente indicativo, in quanto, nel caso del comportamento deviante, appare di fondamentale importanza tenere conto della componente clandestina.

 

15) I dati degli ingressi dallo stato di libertà vengono disaggregati per luogo di nascita e non per cittadinanza, comprendono cioè anche le persone con cittadinanza italiana nate in un altro paese ed escludono le persone nate in Italia, ma di cittadinanza straniera.

 

16) Tale spiegazione è stata fornita da Chinnici per la bassa incidenza di comportamenti devianti all'interno della comunità tunisina di Mazara del Vallo [Marotta, 1995].

 

17) La percentuale di stranieri sul totale delle persone denunciate per contrabbando nel Mezzogiorno è divenuta elevata dal 1995 e solo nel '97 ha raggiunto il 50%. Al contrario nel Centro Nord si è assistito recentemente ad un declino della quota di stranieri denunciati per contrabbando.

 

18) Si considera, in questo caso la «nuova criminalità organizzata» connessa al fenomeno dell'immigrazione straniera in Italia. E' evidente, invece, che anche in passato le mafie hanno sempre avuto ramificazioni transnazionali.

 

19) Le percentuali sono state calcolate considerando i denunciati tra il 1 gennaio e il 30 settembre del 1999.

 

20) I furti nei grandi magazzini sono tra i reati più diffusi tra gli immigrati. Al contrario sono rari i casi di italiani arrestati per lo stesso tipo di furto. Ciò non significa che non ci siano italiani che compiono tali reati, ma solo che si è realizzata una specializzazione per cui il ladro anziano passa a furti più oculati o ad altre attività per cui l'attenzione della polizia si concentra sul nuovo ladro immigrato [Natale, Strozza, 1997]. Spesso la sostituzione consiste solo nel fatto che l'arrestato è lo straniero, ma non necessariamente nel fatto che l'italiano non commette più il reato [Palidda, 1995].

 

21) Se si tratta di organizzazioni a delinquere si cede una parte di attività in cambio di altri favori; si pensa, ad esempio, che la criminalità organizzata,italiana lasci spazio ai delinquenti albanesi nel campo dei traffico di clandestini per avere in cambio favori nel campo del contrabbando

 

22) Anche nel caso dei furti, degli atti di libidine e della ricettazione il rapporto tra donne straniere denunciate e donne italiane appare molto elevato.

 

23) Nel 1996 il Parsec per l'Organizzazione Mondiale delle migrazioni tentò una quantificazione ritenendo che il numero delle prostitute straniere nel nostro paese potesse variare da un minimo di 18.800 a un massimo di 25.100 persone coinvolte.

 

24) La legge n. 75 del 20 febbraio 1958 (Legge Merlin) ha decriminalizzato la prostituzione se esercitata in privato, vietato la prostituzione nelle case chiuse e criminalizzato coloro che sfruttano o inducono le donne a prostituirsi.

 

25) Per approfondimenti cfr. il cap. 3.6 di questo rapporto e il working paper preparato per la Commissione per l'Integrazione dal Cespi su L'Italia nel sistema internazionale del traffico di persone [2000].

 

26) Al gennaio 2000 risultano residenti in Italia 229.851 minori stranieri, 43.561 in più rispetto all'anno precedente.

 

27) Una distinzione che appare fondamentale in questo caso è quella tra minori non accompagnati che vivono da soli e minori che vivono all'interno di un contesto familiare. Tale distinzione, molto spesso non tenuta adeguatamente in considerazione nella rilevazione e diffusione dei dati da parte delle fonti ufficiali, sembra di fondamentale importanza ai fini della realizzazione di politiche di integrazione e dell'adozione di adeguate misure anche relativamente alla prevenzione dei comportamenti devianti.

 

28) Colpisce il fatto che in Toscana oltre la metà dei minori denunciati siano stranieri. Anche nel 1997 si registrava la stessa situazione.

 

29) I centri di prima accoglienza ospitano i minori arrestati, fermati o accompagnati fino all'udienza di convalida, svolgendo nei loro confronti attività di sostegno e di chiarificazione.

 

30) Negli ultimi anni si è registrato un aumento dei minori stranieri che entrano negli I.P.M. a fronte di una parallela diminuzione degli ingressi di minori italiani.

 

31) L'introduzione di tale figura ha fatto seguito alle difficoltà di comunicazione manifestate dai minori stranieri. il mediatore trova spazio soprattutto nelle attività di formazione e animazione interne agli istituti. In particolare nell'I.P.M. di Torino, città in cui la criminalità immigrata, come visto, trova ampio spazio lavorano 4 diversi mediatori culturali con diversi ambiti di competenza con specifiche modalità e tempi di presenza sistematizzati. Negli altri I.P.M. la presenza dei mediatori è meno sistematica e frequente [Ministero di Grazia e Giustizia, 1999b]

 

32) Il Censis nell'ultimo rapporto ha messo in guardia da politiche di sicurezza repressive e spinge

verso un approccio che punti ad un sistema giudiziario più efficiente e favorisca il ricorso a misure alternative al carcere.