Processo verbale del 15/01/2004 - Edizione provvisoria

Immigrazione, integrazione e occupazione

P5_TA-PROV(2004)0028

A5-0445/2003

Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della Commissione su immigrazione, integrazione e occupazione (COM(2003) 336 - 2003/2147(INI))

Il Parlamento europeo,

-       vista la comunicazione della Commissione (COM(2003) 336),

-       viste le conclusioni del Consiglio europeo riunito a Tampere (15 e 16 ottobre 1999) e a Lisbona (23 e 24 marzo 2000),

-       vista la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea(1), le cui disposizioni si applicano a tutte le persone all'interno dell'Unione europea, indipendentemente dalla loro nazionalità, e in particolare gli articoli 4, 5, 14, 15, 20, 21 e 23,

-       viste la direttiva 2000/43/CE del Consiglio, del 29 giugno 2000, che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica(2), e la direttiva 2000/78/CE del Consiglio, del 27 novembre 2000, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro(3), sulla base dell'articolo 13 del trattato CE,

-       vista la comunicazione della Commissione 'Integrare le questioni connesse all'emigrazione nelle relazioni dell'Unione europea con i paesi terzi' (COM(2002) 703),

-       vista la Conferenza della Presidenza greca sul tema 'Gestire l'immigrazione a beneficio dell'Europa' (Atene, maggio 2003),

-       visti il parere d'iniziativa del Comitato economico e sociale europeo su 'Immigrazione, integrazione e ruolo della società civile organizzata'(4) e la successiva conferenza sullo stesso tema (Bruxelles, settembre 2002),

-       visti l'articolo 47, paragrafo 2 e l'articolo 163 del suo regolamento,

-       visti la relazione della commissione per l'occupazione e gli affari sociali e i pareri della commissione per le libertà e i diritti dei cittadini, la giustizia e gli affari interni, della commissione per i diritti della donna e le pari opportunità e della commissione per le petizioni (A5-0445/2003),

A.       considerando che le linee principali della politica in materia di immigrazione definite dal Consiglio europeo di Tampere (partenariato con i paesi di origine, regime europeo comune in materia di asilo, equo trattamento dei cittadini dei paesi terzi e gestione dei flussi migratori) sono tuttora valide, e che è urgente svilupparle nell'ambito legislativo che offrono gli articoli da 61 a 69 del trattato, sulla base dei quali la Commissione ha già presentato proposte, tenendo conto del parere del Parlamento,

B.       considerando che, nella stragrande maggioranza, i cittadini di paesi terzi che immigrano nei paesi dell'Unione europea fuggono da situazioni di estrema povertà nei rispettivi paesi di origine,

C.       considerando che, al fine di consentire agli Stati membri di gestire i flussi migratori nell'UE in funzione delle loro possibilità ed esigenze, le decisioni di carattere qualitativo e quantitativo riguardanti l'accoglienza dei lavoratori provenienti da paesi terzi rientrano fra le competenze degli stessi Stati membri; che i quadri giuridici e le politiche nazionali in relazione all'aumento dell'immigrazione nell'UE variano da uno Stato membro all'altro; che tutti gli Stati membri si trovano ad affrontare la sfida comune di migliorare la gestione dei flussi migratori, di migliorare le politiche di integrazione nei confronti dei nuovi immigrati e di quelli già residenti, in collaborazione con i medesimi, di cercare la collaborazione con i paesi terzi di origine e di migliorare il dialogo con tali paesi nel quadro dell'approccio globale definito dal Consiglio europeo di Tampere, tenendo sempre presente che gli immigrati non devono essere considerati come lavoratori usa e getta di cui ci si può sbarazzare una volta sfruttati,

D.       considerando che il Consiglio europeo di Tampere ha richiesto esplicitamente 'una politica di integrazione più incisiva' che 'dovrebbe mirare a garantire [ai cittadini dei paesi terzi che soggiornano legalmente nel territorio degli Stati membri] diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini dell'UE' (punto 18 delle conclusioni della Presidenza),

E.       considerando che, ai fini della gestione dell'immigrazione di lavoratori negli Stati membri, dovrebbe essere compito dell'UE predisporre condizioni e norme comuni per l'ingresso e il soggiorno dei lavoratori migranti; che in tale ottica andrebbe prevista un'impostazione coerente per il rilascio di visti; che una migliore gestione dei flussi migratori e lo scambio di buone pratiche in materia di integrazione dovrebbero collocarsi nel contesto di importanti studi indipendenti che mostrino i vantaggi economici complessivi, come pure i costi, che l'immigrazione comporta per gli Stati membri; che un'integrazione migliore e completa degli immigrati nuovi e di quelli stabiliti da tempo, in particolare sul mercato del lavoro dell'UE, serve a concretizzare il potenziale economico degli immigrati stessi, promuove la coesione sociale e il rispetto della diversità e contribuisce alla realizzazione degli obiettivi definiti dal Consiglio europeo di Lisbona di 'creare un'economia basata sulla conoscenza competitiva e dinamica, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale' (punto 5 delle conclusioni della Presidenza),

F.       considerando che va fatta una distinzione tra gli aspetti della politica di immigrazione relativi all'accoglienza iniziale dei nuovi arrivati, al fine di agevolarne l'integrazione, e quelli riguardanti gli immigrati di seconda e terza generazione tuttora confrontati all'esclusione sociale, economica o politica,

G.       considerando che l'allargamento (imminente) dell'UE modificherà le dinamiche migratorie in Europa in una maniera che probabilmente favorirà globalmente i mercati del lavoro europei, cosa che dovrebbe portare ad una maggiore libertà di movimento fra gli Stati membri esistenti e futuri; che paesi extracomunitari divengono nuovi paesi limitrofi o vicini; che i paesi dell'allargamento (candidati), molti dei quali erano paesi limitrofi prima di tale processo, dovranno anche concentrarsi maggiormente sull'immigrazione; che le misure di integrazione vanno a vantaggio anche dei migranti intracomunitari, tra cui quelli provenienti dai nuovi Stati membri,

H.       considerando che, nella maggior parte dei casi, la condizione di clandestinità deriva dal mancato rinnovo del permesso di soggiorno a persone entrate legalmente nel territorio dell'UE,

I.       considerando che la repressione del lavoro clandestino e di coloro che lo sfruttano è parte integrante della lotta contro l'immigrazione clandestina e che un accesso legale agevolato degli immigrati al mercato del lavoro può ridurre sia l'offerta che la domanda di lavoro clandestino,

J.            considerando che le donne rappresentano una maggioranza non trascurabile e importante degli immigrati, inclusi quelli di seconda e terza generazione, dei richiedenti asilo e dei clandestini,

K.            considerando che le donne sono vittime di discriminazioni fondate sia sul genere che sull'origine, e sottolineando che tali discriminazioni riguardano anche le immigrate di seconda e terza generazione, a prescindere dal loro grado di integrazione,

L.       considerando che la politica europea in fatto di immigrazione e integrazione deve essere coerente con i più ampi obiettivi dell'UE in materia sociale ed economica nonché di politica estera e di sviluppo, e deve rispecchiare i valori europei fondamentali, quali le pari opportunità, i diritti umani, la dignità, la tolleranza, il rispetto della diversità, l'azione volta a combattere le discriminazioni e la partecipazione alla vita civica, culturale e politica,


1.       osserva che l'iniziativa della Commissione è conforme all'enfasi posta dal Consiglio europeo di Tampere sullo sviluppo di una più incisiva politica di immigrazione e integrazione per quanto concerne i cittadini di paesi terzi nell'Unione; osserva che per la prima volta sono state prese in considerazione in modo equilibrato tre questioni essenziali e interconnesse: la gestione dell'immigrazione nell'UE in un contesto di invecchiamento della popolazione in età lavorativa, il miglioramento dell'integrazione dei migranti nell'UE e la necessità di una cooperazione con i paesi di origine e ritiene che la lotta contro l'immigrazione illegale e la tratta di esseri umani non debba tradursi in una politica repressiva orientata contro gli immigrati in situazione irregolare, bensì rivolgersi contro i trafficanti e i datori di lavoro che sfruttano tale situazione;

2.       osserva che tali questioni si ricollegano con il nucleo centrale dell'agenda di Lisbona e la sua visione di politiche occupazionali, sociali ed economiche interconnesse; da un lato, l'immigrazione e la massimizzazione dell'occupazione sono sempre più importanti per i mercati del lavoro e la crescita economica dell'UE; dall'altro, l'integrazione dei nuovi immigrati, dei cittadini di paesi terzi residenti e dei cittadini UE appartenenti a una minoranza etnica diviene ormai un fattore fondamentale della coesione sociale; in questo senso, le questioni legate al mercato del lavoro sono essenziali ma non possono essere considerate isolatamente: l'integrazione dipende anche da tutta una serie di altri fattori, tra cui il contesto sociale, l'istruzione e le competenze linguistiche, la partecipazione civica, il coinvolgimento della società civile e delle parti sociali, l'efficace esecuzione dei programmi di finanziamento dell'UE volti ad ovviare agli svantaggi sul mercato del lavoro, come il Fondo sociale europeo, EQUAL, il Fondo d'integrazione europeo e il Fondo europeo per i rifugiati, nonché il quadro giuridico (ad esempio una corretta attuazione delle direttive antidiscriminazione basate sull'articolo 13); un'integrazione riuscita degli immigrati è uno degli elementi necessari per realizzare l'inclusione sociale a beneficio degli individui interessati come pure delle comunità locali e della società in generale;

3.       sottolinea che gruppi di migranti diversi richiedono politiche di integrazione diverse; pone in risalto il fatto che l'integrazione riguarda non solo gli immigrati appena arrivati, ma anche i cittadini di paesi terzi residenti di lungo periodo e gli immigrati di seconda e terza generazione, e che di ciò si deve tener conto in sede di definizione delle politiche;

4.       sottolinea che, fra i molteplici fattori che favoriscono l'integrazione degli immigrati, la questione delle competenze linguistiche per gli uomini e le donne, indipendentemente dalla questione occupazionale, è una questione centrale, giacché agevola la strutturazione del pensiero, la capacità di autonomia, una migliore comprensione della società e della sua organizzazione, nonché lo sviluppo e il miglioramento delle capacità relazionali promotrici della coesione sociale;

5.       sottolinea l'importanza fondamentale che riveste il fatto di adottare una prospettiva di genere nelle questioni attinenti all'immigrazione e all'integrazione, anche in relazione all'occupazione; ritiene che la mancanza di attenzione per i problemi specifici di genere che sono connessi con l'immigrazione e l'integrazione possa produrre conseguenze nefaste sia per le donne interessate che per la società in generale, in particolare per le società in cui queste donne risiedono;

La sfida demografia/forza lavoro nell'UE: la gestione dell'immigrazione come elemento di risposta

6.       sottolinea gli importanti studi internazionali che dimostrano che le tendenze migratorie rappresentano la componente principale dei cambiamenti demografici in buona parte del mondo industrializzato; osserva che nell'UE a 25 la popolazione in età lavorativa dovrebbe scendere da 303 milioni a 297 milioni entro il 2020 - e quindi a 280 milioni entro il 2030, quasi raddoppiando il tasso di dipendenza della popolazione anziana, e che la flessione dell'occupazione globale potrebbe incidere negativamente sulla crescita economica, visto che quest'ultima è la risultante della crescita dell'occupazione e della produttività;

7.       sottolinea l'importanza che riveste il fatto di considerare gli immigrati, in particolare le donne, come una risorsa e un'acquisizione generalmente preziosa per il mercato del lavoro, ai fini di una forza lavoro pluralistica e di un buon uso delle ampie risorse umane disponibili;

8.       conviene che i flussi migratori sono una realtà inevitabile che può e deve essere gestita per servire gli interessi sia dei paesi ospitanti che di quelli di origine; conviene altresì che la gestione dell'immigrazione, inclusi i meccanismi dell'immigrazione temporanea, deve far parte della risposta alle tendenze demografiche ed economiche registrate nell'UE e al loro impatto sui sistemi di previdenza sociale, ma non può essere l'unica soluzione - ad esempio, tassi di natalità sensibilmente più elevati rappresentano anch'essi un fattore rilevante; sottolinea che le politiche di immigrazione devono essere sviluppate parallelamente a misure di integrazione complementari; evidenzia che l'immigrazione non può essere considerata unicamente in termini di potenziale economico e che politiche globali devono pertanto coprire anche aspetti sociali, culturali, religiosi e politici;

9.       sottolinea che una corretta gestione delle politiche di immigrazione ben gestite può consistere dei seguenti elementi:

-        comprendere che l'accettazione da parte di lavoratori specializzati di impieghi all'interno dell'UE non comporta necessariamente una 'fuga dei cervelli' dai paesi di origine, dal momento che molti lavoratori ritornano nei loro paesi utilizzando le nuove esperienze a vantaggio delle economie e comunità di partenza;

-        far tesoro delle esperienze acquisite con la green card negli Stati Uniti al momento di formulare politiche volte a facilitare, ai cittadini di paesi terzi, il lavoro temporaneo in uno Stato membro, con o senza un contratto di lavoro previo; tuttavia, nella UE sarebbe opportuno condividere le migliori prassi in materia di politiche di assunzione e di ammissione; insiste affinché un'attiva politica in materia di assunzioni e di autorizzazioni per taluni posti vacanti e categorie professionali sia coordinata e promossa a livello europeo in una prospettiva di lungo termine; ciò richiede una approfondita e lungimirante analisi del mercato del lavoro, articolata per regioni e settori, in relazione a ciascun paese e all'ambito europeo, per cui si rende necessaria un'accurata concertazione con le parti sociali e con le istituzioni regionali e locali preposte alla politica del mercato del lavoro;

10.       sottolinea che la gestione dell'immigrazione non può significare:

-        evitare le riforme dei mercati del lavoro e dei sistemi di istruzione/formazione dell'UE necessarie per migliorare l'occupabilità (anche degli immigrati) e l'adattabilità generale ai mutamenti economici;

-        scegliere determinati lavoratori specializzati/imprenditori dei paesi in via di sviluppo al punto di rischiare di danneggiare le economie dei paesi di origine;

-        abusare dei lavoratori migranti in condizioni inaccettabili; occorre attivamente combattere l'occupazione illegale, punendo coloro che traggono profitto da tale sfruttamento e non coloro che ne sono vittime; inoltre, gli effetti del trasferimento sono più pesanti tra i lavoratori meno qualificati e provocano tensioni sociali, mentre allo stesso tempo pregiudicano gli sforzi, anche nel quadro della Strategia europea per l'occupazione (SEO), volti a migliorare la qualità del lavoro sull'intero mercato del lavoro;

-        dimenticare l'impegno assunto a Lisbona nel 2002 e ratificato a Barcellona nel 2002 di creare posti di lavoro più numerosi e migliori e, in particolare, l'impegno di adoperarsi affinché il diritto di tutti i lavoratori, anche dei lavoratori immigrati, di svolgere il loro lavoro in condizioni rispettose della salute, della sicurezza e della dignità diventi una realtà;

11.       è del parere che gli immigrati legali occupati nell'economia informale dovrebbero essere trattati, in sede di esame delle denunce relative al lavoro clandestino, allo stesso modo dei cittadini degli Stati membri;

12.       sottolinea la situazione di estrema vulnerabilità in cui si trovano le immigrate clandestine che lavorano illegalmente, segretamente e in condizioni intollerabili che impediscono loro di denunciare gli episodi di violenza o di discriminazione, sessuale o di altro tipo, di cui sono vittime, in quanto dipendono totalmente dal loro datore di lavoro, dai passatori o da altri;

13.       ritiene che gli Stati membri debbano adottare misure urgenti per far luce sul lavoro illegale, in particolare nel settore dell'assistenza domestica in cui, secondo la sua risoluzione del 30 novembre 2000 sulla normalizzazione del lavoro domestico nell'economia informale(5), è impiegato un numero elevato di donne immigrate; ritiene che sia necessario trovare una nuova soluzione che permetta alle famiglie che impiegano queste persone di redigere un contratto di lavoro legale che garantisca a tali lavoratrici il diritto alla previdenza sociale;

14.       sottolinea che le donne e i minori sono le principali vittime della tratta di esseri umani e/o dello sfruttamento sessuale, e che per questo motivo necessitano di una protezione e di un'assistenza adeguate; sottolinea la necessità di affrontare tale problema, di promuovere misure volte ad impedire tale tratta, di eliminare lo sfruttamento sessuale e di assicurare l'integrazione delle vittime; insiste affinché gli Stati membri adottino misure e disposizioni legislative adeguate così da non penalizzare tali vittime;

15.       ritiene che le politiche di gestione dell'immigrazione degli Stati membri debbano coprire l'intera gamma dei percorsi migratori, dall'immigrazione stagionale/temporanea a quella permanente; é dell'avviso che, come sottolinea la Commissione, l'immigrazione temporanea possa diventare permanente e che spesso il maggiore contributo economico, sociale e culturale complessivo proviene dagli immigrati permanenti, adattabili e bene integrati;

16.       rileva tuttavia che, nella situazione attuale, gli immigrati regolari sono non di rado orientati esclusivamente verso un'immigrazione permanente: potrebbero risultare auspicabili, ad esempio, parziali adeguamenti della legislazione sociale e del lavoro per rendere più attraente l'opzione volontaria del soggiorno temporaneo e del ritorno nei paesi di origine con vantaggi, in termini di sviluppo, anche per detti paesi ('circolazione dei cervelli' anziché 'fuga dei cervelli');

Integrazione e occupazione

17.       sottolinea che l'integrazione è un compito della società nel suo insieme, che richiede sforzi da parte sia degli immigrati che della popolazione autoctona, onde conseguire una vera e propria coesione sociale; pone l'accento, più in particolare, sul ruolo fondamentale delle autorità locali e regionali, le cui responsabilità anche in materia di pianificazione urbana, alloggi, istruzione e mercato del lavoro hanno un impatto diretto sull'integrazione e possono promuovere la coesione e l'inclusione sociali, nonché l'esistenza di comunità sostenibili; sottolinea che è importante sostenere tale lavoro per il tramite dei Fondi strutturali e di iniziative dell'UE quali Equal e Urban, anche agevolando la partecipazione delle autorità locali e regionali al dibattito europeo;

18.       sottolinea che una migliore conoscenza delle altre culture è una capacità essenziale in un'Europa che diventa sempre più diversa, e che tutti i membri della società devono imparare ad operare in un ambiente eterogeneo e mutevole; invita gli Stati membri a promuovere una migliore conoscenza delle altre culture quale requisito nell'istruzione e nella vita pubblica (politica, mercato del lavoro, servizi pubblici);

19.       rileva che le politiche relative all'accesso degli immigrati possono avere un impatto significativo ai fini di un'integrazione riuscita degli immigrati; chiede in particolare, a tale proposito, una definizione coerente di 'famiglia' nell'ambito delle iniziative di Tampere; deplora il contenuto della direttiva 2003/86/CE del Consiglio relativa al diritto di ricongiungimento familiare(6), che si oppone al diritto fondamentale di vivere in famiglia, ed è dell'avviso che sia essenziale approvare una direttiva avente un orientamento definito dal Parlamento europeo; esorta gli Stati membri a ratificare la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sua risoluzione n. 45/158 del 18 dicembre 1990;

20.       ritiene che un approccio europeo all'immigrazione, all'integrazione e all'occupazione debba tenere conto della grande complessità della situazione attuale, caratterizzato ad esempio da:

-        nette variazioni tra gli Stati membri per quanto concerne le condizioni e la qualità del lavoro degli immigrati, ma condizioni di lavoro (ivi comprese le condizioni di salute e sicurezza) in genere peggiori della media per i neoimmigrati e quelli residenti; livelli inferiori di sicurezza del lavoro; differenziali retributivi fra gli immigrati e gli altri lavoratori anche superiori ai differenziali retributivi esistenti fra uomini e donne nell'UE, con (a titolo di esempio) lavoratori migranti a Londra che sono cittadini di paesi in via di sviluppo e hanno ricevuto in media, nel 2001, una retribuzione del 29% inferiore a quella dei cittadini del paese ospitante;

-        eccessiva presenza degli immigrati nei posti a basso salario;

-        l'origine etnica è uno dei numerosi fattori che contribuiscono a determinare l'esperienza sul mercato del lavoro - ad esempio talune comunità etniche in alcuni Stati membri si collocano ad un livello particolarmente elevato per quanto attiene alle attività indipendenti e all'imprenditorialità: si tratta nella maggior parte dei casi di PMI, che danno un forte impulso ai mercati del lavoro in quanto creano occupazione;

-        le politiche e le buone pratiche in materia di integrazione possono variare notevolmente per le diverse categorie di immigrati: ad esempio, i nuovi immigrati cui è riconosciuto lo status di rifugiato avranno esigenze sensibilmente diverse rispetto agli immigrati residenti;

21.       sottolinea che molte immigrate godono soltanto di diritti derivati dal coniuge nei loro paesi di origine e che è pertanto di fondamentale importanza assicurare l'individualizzazione dei diritti e dei benefici e una posizione giuridica soggettiva, nonché garantire loro l'accesso ad informazioni complete, ad una formazione e a strategie di consapevolizzazione circa i loro diritti e le loro opportunità, onde favorirne l'integrazione nella società e nel mondo del lavoro;

22.       esprime preoccupazione per il fatto che gli attuali tassi di occupazione dei migranti nell'UE dimostrano che il loro contributo economico e sociale potenziale non sempre viene realizzato; ritiene che l'occupazione sia fondamentale per l'integrazione globale degli immigrati; appoggia le proposte volte a migliorare la qualità e la stabilità dell'occupazione, compresa la diffusione, da parte degli Stati membri, delle buone pratiche in materia di istruzione e formazione, ponendo particolare enfasi sulla formazione linguistica per i neoimmigrati e approfittando delle capacità e competenze personali di ogni singolo individuo e delle sue esperienze e qualifiche ottenute all'interno e al di fuori dell'UE, conseguendo in tal modo una migliore e assai necessaria corrispondenza fra le competenze dei singoli individui e i requisiti del mercato del lavoro;

23.       sollecita misure che rimuovano ostacoli come la discriminazione sul posto di lavoro, ivi compreso l'uso di un'efficace gestione delle diversità sul posto di lavoro, quale viene praticata da alcune grandi imprese e istituzioni pubbliche, per assicurare l'equità nell'assunzione, la permanenza e la promozione sul posto di lavoro, sulla base del merito e a prescindere dalla razza o dall'origine etnica o dal genere; chiede che si rivolga una particolare attenzione all'occupazione delle donne immigrate e che siano predisposte statistiche organizzate in base al genere;

24.       ritiene che una politica attiva di integrazione dei cittadini di paesi terzi muniti di permesso di soggiorno dovrebbe includere i seguenti elementi:

-        la definizione di norme chiare che disciplinino lo status giuridico dei residenti e garantiscano loro il diritto ad una buona amministrazione,

-        la possibilità di un'adeguata integrazione sul mercato del lavoro,

-        l'obbligo per lo straniero residente di seguire corsi nella lingua o nelle lingue nazionali organizzati dal paese ospitante, il diritto di accesso all'istruzione e il riconoscimento dei diplomi,

-        la garanzia dell'accesso ai servizi sociali e sanitari,

-        sforzi intesi a garantire condizioni di vita dignitose nelle città e nei vari quartieri,

-        la garanzia della partecipazione degli immigrati alla vita sociale, culturale e politica;

25.       è del parere che, nei settori summenzionati, dovrebbero essere creati programmi per l'accoglienza iniziale delle persone che arrivano in uno Stato membro dell'Unione europea, e che le disposizioni relative ai settori in questione nell'ambito della politica di integrazione degli immigrati di seconda e terza generazione dovrebbero essere riviste al fine di adeguarle agli obiettivi stabiliti nella presente risoluzione;

26.       invita gli Stati membri a procedere alla regolarizzazione dei lavoratori immigrati che, pur non essendo muniti di permesso di soggiorno, pagano le imposte e versano i contributi per la sicurezza sociale nel paese di accoglienza;

27.       ritiene che l'adozione di una direttiva sui residenti di lungo periodo sia essenziale al fine di garantire l'integrazione dei cittadini di paesi terzi;

28.       osserva che, poiché la disoccupazione è spesso più alta fra le immigrate che fra gli immigrati, è necessario prestare particolare attenzione al modo in cui si potrebbe integrarle meglio, mettendo a disposizione strutture per l'assistenza dell'infanzia, nonché speciali punti d'incontro culturali ed educativi; è del parere che, se le specificità di genere vengono prese in considerazione, il lavoro volto ad una migliore integrazione degli immigrati sarà meglio focalizzato e quindi più efficace;

29.       evidenzia l'importanza di mettere a disposizione delle donne immigrate un servizio di consulenza gratuito, vale a dire centri di consulenza e assistenza destinati in particolare alle donne che si occupano di salute generale e riproduttiva, di diritti della donna, di occupazione, ecc., e sottolinea che tale servizio deve essere sensibile alle questioni di genere e culturali (deve, ad esempio, essere gestito da donne che conoscano i paesi di provenienza sotto il profilo della cultura, delle strutture familiari, ecc.);

30.       insiste inoltre, in particolare, sull'importanza dell'accesso incondizionato nonché prioritario delle immigrate all'istruzione e alla formazione professionale, che sono presupposti essenziali per un reale inserimento socioprofessionale;

31.       osserva che negli Stati membri sono stati sviluppati vari programmi d'azione, in particolare a livello regionale e locale, al fine di far fronte al crescente pluralismo delle società attuali, e che l'esperienza acquisita dalle varie autorità in questo contesto dovrebbe essere combinata in un insieme comune di risultati positivi, al fine di facilitare lo scambio di prassi eccellenti, il raffronto dei risultati e la messa a disposizione delle informazioni agli Stati membri, le istituzioni dell'Unione europea, le autorità regionali e locali e gli altri interessati;

32.       appoggia le proposte, in linea con il metodo di coordinamento aperto, volte a promuovere lo scambio di informazioni, idee ed esperienze relative all'integrazione e all'occupazione sia dei neoimmigrati sia di quelli già residenti; rileva che il Parlamento europeo dovrebbe svolgere un ruolo importante in tale contesto e che dovrebbero essere coinvolti tutti gli attori rilevanti, ivi comprese le organizzazioni di immigrati; allo stesso tempo insiste perché venga data una portata più ambiziosa alle azioni, ad esempio una copertura più dettagliata, nell'ambito della Strategia europea per l'occupazione, delle questioni connesse alle migrazioni, la sensibilizzazione per quanto concerne i diritti e le responsabilità degli immigrati, iniziative delle parti sociali dell'UE per migliorare la rappresentanza e la partecipazione dei lavoratori migranti nel settore privato e in quello pubblico, nei sindacati e nei comitati aziendali, nonché misure per migliorare la diversità etnica del personale delle istituzioni dell'UE e di altre amministrazioni pubbliche;

33.       si compiace dell'inclusione nella comunicazione della Comunicazione del concetto di cittadinanza civile, che permette ai cittadini dei paesi terzi che risiedono legalmente nell'Unione europea di beneficiare di uno status che preveda diritti e doveri di natura economica, sociale e politica, incluso il diritto di voto alle elezioni municipali ed europee, ma sottolinea che ciò significa molto di più dell'esecuzione di iniziative di tipo giuridico; rileva l'importanza della cittadinanza civile per il senso di appartenenza ad una comunità, e quindi di integrazione; esorta la Commissione a sottolineare ulteriormente l'esigenza, per gli Stati membri, di garantire che i loro requisiti in materia di cittadinanza non siano discriminatori, tenendo conto in particolare dei principi sanciti dall'articolo 13 del trattato;

34.       sottolinea che, se l'occupazione è l'elemento chiave per un'integrazione globale, saranno tuttavia necessarie altre misure per quanti non partecipano al mercato del lavoro, fra cui i bambini, le persone che si occupano della famiglia e quelle che hanno problemi di salute; pone in risalto il fatto che vi sono molti altri modi di promuovere la partecipazione alla società e l'integrazione, ivi compresa la promozione delle attività di volontariato;

La necessità di un approccio complessivo e organico

35.       ritiene che la cooperazione a livello dell'UE nel settore della gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento al mercato del lavoro, sia necessaria ma esiga un impegno e una leadership politici; considera l'attuale clima politico in relazione all'asilo e all'immigrazione clandestina come un possibile ostacolo all'instaurazione di una cooperazione nel settore delle politiche di gestione dell'immigrazione e di integrazione, ma ritiene che il coordinamento europeo e lo scambio di buone pratiche siano particolarmente opportuni per conseguire gli obiettivi di Tampere e Lisbona, pur riconoscendo l'autorità dei singoli Stati membri in materia di asilo e di politica di immigrazione;

36.       esorta il Consiglio e gli Stati membri a promuovere la gestione dell'immigrazione, in particolare facendo avanzare tutti gli elementi dell'agenda equilibrata stabilita dal Consiglio europeo di Tampere, compresi quegli elementi (come le relazioni con i paesi in via di sviluppo e la politica di integrazione) che sono stati messi in ombra dall'enfasi posta più recentemente sull'immigrazione clandestina e sull'asilo; sottolinea che le direttive concordate finora nel quadro dell'agenda di Tampere sono di gran lunga inferiori alle promesse fatte in occasione di tale Consiglio europeo, e rileva che ciò ha gravi ripercussioni sull'integrazione; invita gli Stati membri a studiare le posizioni assunte da organizzazioni come l'Organizzazione internazionale delle migrazioni, secondo cui le politiche in materia di gestione dell'immigrazione, comprese quelle occupazionali, costituiscono il necessario complemento della riforma dei sistemi di asilo e delle misure contro l'immigrazione clandestina; ritiene che in assenza di maggiori opportunità di migrazione economica legittima, l'abuso e la pressione sulla politica di asilo e su tutte le forme illegali di immigrazione non potrà che crescere;

37.       ritiene che la lotta contro l'immigrazione clandestina e la tratta degli esseri umani non debba risultare in una politica repressiva diretta contro gli immigrati in situazione irregolare, ma diretta contro i trafficanti e coloro che approfittano di questa situazione;

38.       sottolinea la necessità di esaminare le cause e le conseguenze dell'immigrazione, sia illegale che legale, e delle richieste di asilo, in particolare nel caso delle donne immigrate e richiedenti asilo, la cui causa di emigrazione potrebbe risiedere nella discriminazione o nella persecuzione fondata sul genere;

39.       esorta gli Stati membri ad elaborare con regolarità studi e ad informare la Commissione riguardo al mercato del lavoro informale e clandestino, al suo impatto sull'attività economica nazionale e alla presenza di immigrati sul mercato del lavoro, considerato che la prospettiva concreta di trovare un lavoro costituisce indubbiamente un incentivo per l'immigrazione clandestina;

40.       insiste sulla necessità di realizzare studi, statistiche basate sul genere e ricerche tematiche che vertano, ad esempio, sulla femminilizzazione dell'immigrazione, sul ruolo delle donne nell'integrazione e sulle discriminazioni socioeconomiche ai danni delle donne immigrate, onde poter lavorare all'elaborazione di politiche pubbliche europee e nazionali che tengano conto delle implicazioni specifiche di genere nell'ambito dell'immigrazione;

41.       è consapevole che gli Stati membri hanno il compito di determinare il numero dei cittadini di paesi terzi presenti sul loro territorio e appoggia l'idea di stime globali che tengano conto anche delle persone che hanno ottenuto il permesso di soggiorno per ragioni diverse dall'attività economica, come ad esempio i profughi, le persone che godono di protezione sussidiaria e le persone che si ricongiungono alle loro famiglie, inclusi i minorenni in età lavorativa, ai quali deve essere garantito l'accesso al mercato del lavoro;

42.       si compiace del ricorso avviato dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee dal suo Presidente avverso la direttiva 2003/86/CE per ottenere l'annullamento della disposizione che consente agli Stati membri di fare un test ai minori immigrati di almeno dodici anni prima di decidere se possano o meno ricongiungersi ai propri genitori;

Cooperazione e dialogo con i paesi terzi

43.       invita il Consiglio e gli Stati membri a migliorare il dialogo con i paesi terzi, anche per assicurare che vengano affrontate le cause all'origine dell'immigrazione economica e che le politiche appoggino gli obiettivi di sviluppo;

44.       invita altresì i governi degli Stati membri a determinare, cooperando fra loro, sistemi, sia qualitativi che quantitativi, di regolamentazione degli ingressi legali in Europa da destinare ai paesi di origine e di transito dei principali flussi di immigrazione clandestina, onde ottenere la loro collaborazione in vista di accordi di riammissione, della gestione dei flussi migratori e della lotta contro l'immigrazione clandestina;

45.       invita gli Stati membri anche a concludere accordi con paesi di origine, in modo da garantire il trasferimento dei diritti acquisiti a livello di sicurezza sociale dagli immigrati;

46.       invita ad utilizzare efficacemente i necessari strumenti politici ed economici a disposizione dell'UE al fine di ridurre le cause alla base dei flussi migratori e a sostenere la cooperazione con i paesi terzi che svolgono un ruolo chiave nella gestione della migrazione;

47.       ricorda la precitata comunicazione della Commissione sull'integrazione delle questioni connesse all'emigrazione nelle relazioni dell'Unione europea con i paesi terzi, segnatamente:

-        un approccio generale equilibrato che consenta di affrontare le cause profonde dei movimenti migratori;

-        un partenariato in materia di migrazione basato sulla definizione di interessi comuni con i paesi terzi;

-        iniziative concrete e specifiche per aiutare i paesi terzi a potenziare le loro capacità di gestione delle migrazioni; a questo riguardo, sottolinea l'importanza della voce di bilancio 19 02 03 (B7-667) per il 2004, che prevede un programma pluriennale 2004-2008 per gestire tutti gli aspetti dei flussi migratori;

48.       ritiene che la politica relativa all'immigrazione per motivi di lavoro debba basarsi sull'impegno a conseguire, a livello nazionale e internazionale, equi rapporti di lavoro; reputa pertanto necessaria la concertazione fra i paesi di origine e gli esponenti sindacali locali; propone di disciplinare la materia predisponendo una legislazione internazionale, essendo ovvio che l'Organizzazione internazionale del lavoro deve svolgere un ruolo rilevante in materia;

49.       invita i governi degli Stati membri a promuovere un dibattito equilibrato e responsabile, basato su informazioni precise provenienti da fonti indipendenti, sui livelli migratori, sul contributo positivo degli immigrati a livello economico e sociale e sui costi, nonché sul modo in cui l'immigrazione possa rappresentare una delle varie soluzioni alla tendenza alla contrazione della popolazione in età lavorativa nell'UE, un dibattito che coinvolga mondo politico, media, parti sociali e società civile;

50.       sottolinea l'enorme importanza che riveste l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche dell'UE e chiede un maggior riconoscimento dei problemi specifici e spesso devastanti che le donne affrontano nell'immigrare e nell'integrarsi in un paese straniero;

51.       incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio e alla Commissione.



(1) GU C 364 del 18.12.2000, pag. 1.
(2) GU L 180 del 19.7.2000, pag. 22.
(3) GU L 303 del 2.12.2000, pag. 16.
(4) GU C 125 del 27.5.2002, pag. 112.
(5)1 GU C 228 del 13.8.2001, pag. 193.
(6) GU L 251 del 3.10.2003, pag. 12.