da "La Stampa"

Venerdì 13 Aprile 2001

L’UE CHIUDE I CONFINI A EST

BANANE SI’ UOMINI NO

Mario Deaglio

UN'EUROPA che apre le porte alle banane e le chiude alle persone: ecco il poco edificante spettacolo che ci viene da Bruxelles in questi giorni prepasquali. Mentre il Commissario al Commercio, Lamy, firmava un accordo con gli Stati Uniti per liberalizzare il commercio di questo frutto tropicale, il Commissario all'Allargamento, Verheugen annunciava un «periodo transitorio» di cinque-sette anni durante il quale i cittadini dei nuovi paesi membri dell'Unione Europea saranno soltanto europei di serie B. Dal 2006, infatti, non ci saranno più quote limitative per l'ingresso in Europa delle banane; ma dall'ammissione nel 2004 fino al 2011 potranno esserci «quote» all'IMMIGRAzione di donne e uomini dall'Europa orientale. Le banane non potranno essere respinte, i polacchi e gli ungheresi, i lituani e gli sloveni sì. Sono molte le «buone ragioni» che hanno convinto il Cancelliere tedesco Schroeder e il Cancelliere austriaco Schuessel a perseguire questa soluzione. Germania e Austria, già oggi con un forte carico di stranieri, sarebbero in prima linea di fronte a una nuova IMMIGRAzione dall'Est. Entrambi i Cancellieri hanno elezioni non troppo lontane e nuovi IMMIGRAti non sarebbero graditi agli elettori. Le «buone ragioni» in realtà sono miopi e meschine. Se l'Unione Europea vuole crescere del 3 per cento all'anno, come ha deciso di fare un anno fa nella riunione di Lisbona, avrà bisogno di circa 5 milioni di lavoratori IMMIGRAti in dieci anni. E' giusto avere regole, ma assurdo limitare fortemente gli arrivi proprio dai paesi che ci sono più vicini per cultura e formazione. In definitiva, o vogliamo questi paesi dentro l'Europa o non li vogliamo. Se non li vogliamo, prepariamoci al pericolo di un'Europa dell'Est trasformata in un grande Kosovo, alle pressioni non di lavoratori di cui non possiamo fare a meno ma di profughi in fuga. Come scrisse Montesquieu quasi trecento anni fa, «Francia e Inghilterra hanno bisogno della Polonia e della Moldavia». Nell'economia globale, o gli europei ce la faranno tutti assieme oppure rischiano di andare tutti a fondo separatamente.

deaglio@econ.unito.it