da " La Repubblica"

03 febbraio 2001

Se il leghista inciampa nel "clandestino buono"

di GIOVANNA ZINCONE

ECCOCI nuovamente in balia di un' onda gonfia di schizofrenia. Quando si parla di immigrazione, tutti hanno indistintamente due begli "io" separati e distinti. Il primo "io" è quello che ragiona in termini generali, il secondo "io" è quello che si occupa dei casi singoli. Basta trattare di clandestini e la sindrome parte alla grande, se poi ci mettiamo di mezzo i bambini, è sicuro che schizza al massimo. I più severi censori dell'immigrazione clandestina sono pronti a blandire commissari, a mendicare speciali raccomandazioni, quando si tratta di sistemare la colf rumena. E' noto, infatti, che la clandestina caso singolo è immancabilmente ragazza onesta, grande lavoratrice, gravata da destino lacerante. Non sarebbe giusto quindi regolarizzarla e farla finita con la farsa dell' espulsione? Solo lei, beninteso. I clandestini in generale sono, invece, mascalzoni, scioperati, delinquenti che vanno sbattuti via. Nella migliore delle ipotesi si tratta di gente che ha comunque violato le nostre leggi, che è entrata illegalmente nel nostro paese e che quindi deve tornarsene a casa. I clandestini casi singoli, quelli che conosciamo noi, sono poveri cristi che si ammazzano di lavoro, e ci risultano particolarmente graditi quando questo lavoro lo fanno a nostro specifico vantaggio. Ma l'"io" diviso non è meschino: il caso singolo può essere piuttosto inutile a chi lo perora, egli lo difenderà comunque ad oltranza, specie se si presenta sotto forma di bambino. E' quanto è successo a Milano per un piccolo albanese di 7 anni, definito dalle maestre "scolaro modello": a suo padre onestissimo muratore, ma clandestino, è stata intimata l'espulsione, quindi la famigliola, che include mamma e sorellina di 4 anni, vive nel terrore perché alla seconda ingiunzione si viene internati negli apposti centri e poi rispediti in patria. Il segretario provinciale della Lega si indigna e afferma: "La vicenda di questo piccolo albanese, che è orami più italiano di tantissimi milanesi, è la dimostrazione perfetta di come la legge sull'immigrazione non funzioni. Se l'Italia fosse un paese serio, semplicemente, una famiglia come la sua sarebbe già in regola da un pezzo". Sull'onda dell'emozione il vicepresidente del Consiglio Comunale (An) aderisce addirittura alla proposta di sanatoria per i clandestini onesti che lavorano. E' bene ricordare che le ultime sanatorie italiane imponevano già il requisito del lavoro e ovviamente quello di non aver commesso reati. Da Roma, Landi di Chiavenna richiama all'ordine il vicepresidente milanese. La sua è una reprimenda troppo facile perché Landi non deve mica occuparsi del caso singolo; lui può ignorare la miseria dignitosa della baracca in cui vive il nostro bimbo, di quella catapecchia tenuta con amore e ordine dalla mamma e dalla zia dello scolaro modello, lui può ignorare fame, freddo e vagiti del cuginetto di 28 giorni del nostro caso singolo; lui può infischiarsene del fatto che il papà e lo zio del bimbo lavorino in nero 12 ore al giorno per 50.000 lire. Ma chi ha a che fare con il caso singolo non può restare insensibile, perciò per il piccolo studente modello non sono scesi in campo a Milano soltanto i soliti mammoni di sinistra, quelli che hanno scoperto la legge e l'ordine l'altroieri. Trattandosi di un caso singolo, si sono mobilitati anche alcuni illustri abitanti delle variopinte stanze della locale Casa delle Libertà. La tenerezza per il caso singolo ha invaso non solo morbidosi forzaitaliani, ma anche duri e puri assessori leghisti, severissimi alleati nazionali, tutti, fino a ieri, istigatori di marce contro gli irregolari, fautori di leggi che più restrittive e severe non si può. Perciò se il loro "io" diviso iniziasse a ricomporsi potrebbero cominciare ad augurarsi di perdere le elezioni. Poniamo, infatti, che si segua - come sarebbe auspicabile - una linea legalitaria, che cioè il babbo edile torni obbediente in Albania. Cosa capiterebbe all'ombra dell'Ulivo? In teoria non potrebbe più rientrare in Italia per almeno 5 anni, come sanzione per il suo ingresso clandestino, tuttavia il Ministero degli Interni può rilasciargli un'esenzione speciale e, a chi non ha commesso reati, di solito la concede. Quindi il nostro muratore albanese potrebbe finalmente tornare passando per la porta principale, quella legale. Ma cosa potrebbe capitargli se, nel frattempo, la Casa delle Libertà, vinte le elezioni, avesse fatto passare rapidamente il progetto di legge Bossi- Berlusconi? In tal caso lui, la mamma e la sorellina dovrebbero restare in Albania, separati dal papà almeno per tre anni, tempo minimo previsto da quel progetto perché gli immigrati, in regola con il permesso di soggiorno, possano farsi raggiungere dalla famiglia. A meno che nel frattempo non si completi l'approvazione della direttiva dell'Unione europea che prevede il limite massimo di un anno per il ricongiungimento familiare. Se la Casa progetta un'operazione di sradicamento delle famiglie dei regolari, figuratevi cosa può avere in mente per i clandestini. Per loro, la Casa delle Libertà tiene in serbo un bel po' di galera. In un cassetto della maestosa scrivania di An, c'è un progetto di legge, firmato Fini e Landi, che prevede la trasformazione dell'immigrazione clandestina in reato, con arresto, processo e espulsione immediati; nel caso in cui il clandestino non permetta la propria identificazione ed ostacoli così la propria espulsione si prevede di convincerlo con una reclusione che può andare da 1 a 4 anni; in ogni caso, per tutti i clandestini che non sono immediatamente espellibili, la lex Fini prevede il carcere da 6 mesi a 4 anni. Ovviamente questo trattamento riguarda anche i clandestini come il papà muratore dello studente modello. Le conseguenze di questo specifico strumento vanno considerate con attenzione. In Italia l'azione penale è obbligatoria, il che vuol dire che, se sopra un comportamento riprovevole si mette l'etichetta "reato", bisogna per forza reprimerlo, non si può chiudere un occhio. Se la lex Fini passasse, la scalcinata e sovraccarica macchina della giustizia italiana dovrebbe impegnare buona parte delle sue debilitate energie ad acciuffare, processare e incarcerare colf rumene e muratori albanesi, lasciando in pace criminali più sostanziosi e professionali.