I FRUTTI DELL'ODIO
di FURIO COLOMBO
da "La Repubblica" del 7 Agosto 2000

UN BAMBINO ladro viene abbattuto a pallettoni da un imprenditore del Bresciano. Il bambino è in ospedale a Brescia in prognosi riservata. Un bambino che va in giro vendendo fazzolettini e braccialetti colorati viene preso a ceffoni in un bar di Pavia, poi sbattuto per terra da un operaio infuriato che, prima di essere fermato dai presenti, ha fatto in tempo a frantumare un polso al bambino. Il bambino ladro (sarebbe meglio dire: presunto ladro) è albanese. Il piccolo venditore di cianfrusaglie è marocchino. Siamo nell'epicentro del senso di paura e di minaccia che sta sconvolgendo gli italiani. QUALCUNO comincia a perdere la testa, o è cambiata la scena e siamo in un cupo Ottocento alla Oliver Twist, dove i poveri fanno paura e i bambini dei poveri vanno bloccati in tempo prima che siano una minaccia per tutti? È necessario un contesto. Per costruire questo contesto, ovvero per tentare di dare una cornice (non certo una giustificazione) ai fatti appena descritti sarà necessario usare pezzi di materiali diversi, e anche di segno diverso. I due episodi ci emozionano e ci indignano insieme, ma non sono uguali fra loro. Mi sentirei di iscriverli su liste diverse di sentimenti e di esasperazioni che tormentano in questo periodo gli italiani. Nella prima lista c'è il senso di solitudine che molta gente sente di fronte al moltiplicarsi del microcrimine. Il bambino come vittima è forse caduto sul terreno di un terrore più vasto: essere indifesi mentre viene scardinata la sicurezza della tua casa. Qui entra in gioco la scarsa fiducia dei cittadini verso le istituzioni, una sfiducia antica. Ma pesa anche un terribile ritornello che conosco perché molti me lo hanno raccontato, in molte località dell'Italia prospera, proprio come quella in cui è avvenuto l'episodio della sparatoria (lago di Iseo). Il ritornello è questo. Arriva la polizia e spiega: "Sono albanesi. Oppure: sono zingari. Con queste leggi non possiamo farci niente. Se li arrestiamo, i magistrati li rimettono in strada...". Non so perché vengano depositati messaggi di questo genere. Ma so che accade e ho annotato molte volte questa testimonianza da parte di persone e famiglie coinvolte in un furto. Conta, questa strana frase? Temo di sì. I più esasperati si procurano un' arma. Alle tre di notte non sai più a chi spari. Ma nel secondo episodio - l'operaio che massacra di botte il bambino venditore che ha precisato di volere mille lire per un croissant al cioccolato - il contesto è un altro. Mi permetto di suggerire che sia nella storia che segue. Alcuni giorni fa un centinaio di curdi, in maggioranza donne e bambini, sbarcati a Crotone e dichiarati "rifugiati politici" sia dall'Italia che dall'Europa sono scesi alla stazione di Alessandria, credo per sbaglio. Tutti sanno che i curdi sono sempre di passaggio in Italia, vanno o cercano di andare nell'Europa del Nord, e non si insediano. Vivono una tragedia simile a quella di altri popoli scacciati e perseguitati nel secolo appena concluso. Cercano un luogo per ritrovarsi. In molti lo hanno trovato in Germania. Nessuno stava andando ad Alessandria per restare. E chiunque si occupi del problema "immigrati" dovrebbe saperlo. Lo sa. Ma se si tratta di dare spettacolo, non fa differenza. E allora ecco che il vicesindaco leghista di quella città - ha raccontato il Tg 1 - ha dato alle donne e ai bambini curdi un giorno e una notte di sosta nella stazione di Alessandria, un po' di cibo, la possibilità di lavarsi e poi via, tutti sul treno per Torino, via, altrove, lontano, fuori dalle scatole subito, e dei bambini stremati e affamati chi se ne importa. So bene che i cittadini di Alessandria non sono così. Ma forse non lo sapeva l'operaio del bar di Pavia, più rozzo, certo, più immediatamente violento. Ma il suo comportamento sta alle parole di certi leghisti come il comportamento dei naziskin sta alle indicazioni fintamente colte degli intellettuali negazionisti e nazisti. Gli uni parlano, gli altri sprangano. Ma è la stessa cultura. Gli uni sostengono che si tratta di libertà di revisione critica della storia, gli altri - come sta accadendo in Germania - eseguono una catena di delitti. Può darsi che la mia sia un'idea discutibile. Ma vedo un rapporto stretto fra l'idea di circondare i profughi curdi alla stazione di Alessandria e di forzarne la partenza con una decisione che non ha rapporto con la Costituzione italiana e che stranamente non ha attratto l'attenzione del prefetto di quella città, e quella che adesso viene definita "l'esasperazione" dell'operaio di Pavia. Lui ascolta, sente, viene indotto ad avere paura, poi terrore, si persuade che il paese è invaso e che ti vengono addosso, questi stranieri scuri, da tutte le parti. Sia chiaro. Funziona in modo negativo anche il disorientamento del sentirsi soli, del non vedere una presenza dell'ordine pubblico quando lo vorresti, del non avere chi rappresenta lo Stato quando lo cerchi, del non sentirsi annunciare criteri e regole e qualcosa di chiaro sullo stato di cose, su quel che è accaduto e su quello che potrà accadere. La predicazione folle funziona meglio nel vuoto di indicazioni e nel brusio di notizie pseudovere o un poco false che vengono diffuse da chi dovrebbe proteggerti. Un'immensità di altre cose funziona, per fortuna, nel nostro paese, a cominciare dai poliziotti e finanzieri che pagano con la vita la sicurezza degli italiani, a cominciare dal Comune e dai volontari della città di Torino che si sono presi cura dei profughi cacciati da Alessandria. Tutto ciò non è una scusa per l' uomo che ha massacrato di botte il piccolo marocchino, e quasi certamente non è una scusa neanche per l'uomo che ha sparato perfino se non voleva sparare. Ma è un brutto percorso nel quale da un po' di tempo si dà da fare una parte della Lega. Ecco i risultati della sua predicazione.