E nel Veneto ultra cattolico oggi il diavolo è l'uomo nero
Tra vecchie paure e nuove fobie razziste, cresce l'insofferenza verso gli stranieri dal nostro inviato
PAOLO RUMIZ - VERONA
da "La Repubblica" del luglio 2000

Neanche i topi vanno più là sotto, nel bunker di via Galvani 13 a Verona, ex primo rifugio antiatomico condominiale d'Italia. Oggi la Padania si blinda in altri modi, sente altri pericoli. Così, quando smuovi la porta in ferro- cemento tipo Fort Knox e accendi la luce, ti trovi davanti alla mummia di una paura estinta. Comunque sia, a uno spettrale Day After, in quest'era che consuma le fobìe come le merendine. Un sarcofago di cemento con contatore Geiger, sinistri bocchettoni per l'aria depurata, rubinetti e lavabi. Prosegui nel semibuio, i passi hanno un'eco tombale, ed ecco i letti a castello, le pile di materassi, le istruzioni in francese e tedesco, la data di costruzione: 1985. Su tutto uno strato invisibile di polvere. Nemmeno il geometra Tomezzoli, amministratore dello stabile, aveva mai pensato di andarci. Ora guarda stupefatto il salone dormitorio. E scherza: "Se i clandestini lo sanno, vengono qui a dormire". Non fai nemmeno in tempo a spegnere la luce, richiudere il sarcofago e riemergere a quota zero dell'anno duemila che già sbatti contro la nuova paura emergente dei ricchi: il micro-criminale. Oggi è lui la punizione biblica, il diluvio universale, la bomba nucleare. E' lui il terminal di questo panico nomade, che prima bollava i matti, poi i drogati, oggi gli immigrati, possibilmente scuri di pelle, possibilmente islamici, possibilmente poveri. Una volta almeno c'era il diavolo: le grandi paure si riassumevano tutte in un unico brutto muso. Oggi che l'inferno non c'è più, è come se l'uomo nero fosse entrato in una centrifuga per schizzar fuori e moltiplicarsi all' infinito. Primo effetto, la guerra atomica diventa etnica. Ti chiedi: dove son finite le risse fra italiani, le care, vecchie, baruffe latine da bar? Estinte. Sparite dai mattinali di polizia. Oggi l'Altro, il nemico, il ladro, è quasi sempre uno straniero. Nella Regione Veneto come nel Comune di Verona, entrambi a guida Polo-Lega, il problema sicurezza e il problema immigrazione son diventati talmente sinonimi da unificarsi nello stesso assessorato. Secondo effetto: la criminalità è vissuta non come violazione della norma, ma come violazione del privato. Dai giornali del Grande Nord escono così il riciclaggio del denaro sporco, il traffico di droga, persino la mafia. Entrano a tutta pagina gli scippi, gli schiamazzi, le rapine, i furti, la prostituzione, il piccolo spaccio di droga. "Maxi-rissa tra marocchini" titola il quotidiano locale. Ma quando leggi il pezzo scopri che si tratta solo di tre sfigati, bloccati dalla Mobile prima di menarsi. Altro esempio. Danno fuoco a un maghrebino, il quale denuncia: è stato uno del posto. Il giornale non ci crede. Spara: "Regolamento di conti". Il giorno dopo si scopre che l'aggressore è un veronese - "uno di razza bianca", sottolinea il quotidiano - che voleva punire il corteggiamento dello straniero a sua figlia. Che fare, allora? Il titolo diventa: "L'esasperazione" del povero padre assediato. A ruota, il settimanale della Curia, mette in guardia sui matrimoni misti, specie con islamici. Succedesse in Austria: pioverebbero embarghi e allarmi nazismo. Qui, niente. Italiani brava gente. "Legga il giornale: c'è un aumento spaventoso di furti nelle case e in larga maggioranza i colpevoli sono clandestini. E' gente che ha la violenza nel sangue". L' energetico Flavio Tosi, segretario della Lega Nord veronese e capogruppo in consiglio regionale, sarà anche una camicia nera in potenza. A noi pare l'espressione doc di quest'arietta veronese. In aula comunale ha sollevato un putiferio proponendo al sindaco di far entrare gli extracomunitari solo dalla porta anteriore dei bus. Intanto a Isola Rizza, nella Bassa, un'azienda ha messo bagni separati per stranieri e italiani, e l'immigrato che aveva denunciato la cosa è stato licenziato in tronco. In città, i bagni pubblici di Montorio sono stati chiusi "perché l'utenza è cambiata". Leggi: lo frequentavano solo immigrati, rei di volersi pulire. Bussolengo, Soave, Sommacampagna, Grezzana: l'industriosa campagna lombardoveneta si barrica in casa, svuota i negozi di serrature, frigge di campanelli d' allarme, emette bollettini di guerra. Qui una banda di albanesi, lì i serbi in azione. Forse solo nell'anno Mille il contado ha evocato tante paure. Ma nel Duemila è come se tra i villaggi e le villette isolate la paura prendesse strade sue, esplodesse a prescindere dai pericoli reali. Ammette il capo della Polizia, Armando Zingales: "Gli anni Ottanta furono peggiori di questi". Può dirlo, visto che allora coordinò, proprio qui, lo smantellamento del più forte centro di importazione droga d'Italia. "Dal '98 al '99 i reati contro il patrimonio sono scesi del venti per cento. La notte, la città è più tranquilla. Ma la gente continua a chiedere più sicurezza". A Haider piace il Lombardoveneto. Piace anche a sua nipote, che frequenta la villa di un industriale della Bassa. Entrambi si sentono a casa, e non hanno torto. Rangers, ronde dappertutto; la Lega con nostalgie asburgiche; un bel conservatorismo cattolico subalpino; la memoria della Repubblica Sociale; la nuova An, sorridente e griffata, del Nordest. Quando la polizia ferma i "bravi ragazzi" tatuati e rasati di Forza Nuova, Fabio Gamba, assessore comunale alla sicurezza, li va a festeggiare all'uscita della Questura. Entusiasta dell'idea del sindaco Gentilini (Treviso) di militarizzare i vigili, ha comprato manganelli per la polizia urbana. Bianchi, di gomma, centimetri sessanta. Ora non sa come usarli, per non uscir dalla legge. Così li ha ribattezzati mazzette di segnalazione. Bastoni per fermare le auto. "E' magnifico vivere a Verona - ironizza Giorgia Guarienti, che lavora a un centro per l'immigrazione - almeno sai dov'è il nemico". Anche Palmarino Zaccatelli, capo dell'associazione ultraintegralista cattolica "Famiglia e civiltà", sa bene dov'è il nemico. "E' l'islamizzazione, che minaccia i pilastri della civiltà cristiana". Dice degli immigrati: "Sono aggressivi, rifiutano il crocefisso a scuola, non mangiano maiale". Sono tante a Verona le confraternite fondamentaliste. Le Famiglie Cattoliche, la Sacrum Imperium, il comitato Principe Eugenio. Tutti hanno trovato spazi e finanziamenti con la nuova alleanza fra Polo e Lega. Tutti vogliono "ripulire le strade dalla prostituzione, combattere il racket e i crimini, ridare serenità alle famiglie, salvaguardare l'Italia dall'invasione dei clandestini". A Verona, l'ironia caustica contro le fobìe etniche dell'integralismo cattolico non la trovi a sinistra, ma nell'ultradestra, nel pirotecnico avvocato Luigi Bellazzi, grillo parlante di Fiamma Tricolore. Le grida degli ultras contro un giocatore africano del Verona? "Cialtroneria razzista". L'antimeridionalismo? "Qualcuno spieghi ai coltivatori del Nord che anche le loro mutande vengono da aiuti dello Stato". L'Opus Dei? "Ha una scuola privata da sei milioni all'anno. Ovviamente col negretto da esporre in una teca, per far vedere che non han pregiudizi". La Lega? "Una degenerazione della Dc". La microcriminalità? "Montatura dei giornali". Verona non guarda all'Adige, il suo lungofiume è deserto. Tutta la vita sociale si svolge dentro il meandro, si autoreferenzia. Non è solo la vecchia anima rurale. E' anche una nuova classe dirigente che viene dalla campagna. E' come se, per una perfida nemesi, la paura dell'immigrato nascesse da gente immigrata a sua volta. Come se si scatenassero personalità e istinti che un tempo, almeno, sentivano il morso di un'élite illuminata. Nasconde delitti spaventosi la campagna veronese. Stevanin, con l'aiuto della madre, seviziava e faceva a pezzi donne straniere. Maso, con gli amici, uccise il padre e la madre per farsi i loro soldi. Furlan e Abel perforavano coi crocefissi i crani degli omosessuali. E poi i massi sull'autostrada a Castelnuovo, il meridionale ammazzato a botte a Montecchia di Crosara, i neonati nelle immondizie a Oppeano. La provincia italiana è un mondo strano. Spesso ha bisogno di autoassolversi, di non guardare in faccia i propri fantasmi. Come in Austria, l'uomo nero - l' immigrato demonizzato - serve ad alimentare quest'illusione di innocenza, a dire che il male viene da fuori. Per questo, in Veneto come altrove, impera la legge non scritta dei panni sporchi che si lavano in famiglia. Qualche anno fa, quando dei veronesi marciarono contro la droga, "l'Arena" bollò la manifestazione, perché dannegiava l'immagine della città. Persino la paura della droga era inferiore alla paura che se ne sapesse in giro. Tutto è dissimulato, invisibile. Anche la ricchezza. I potenti veri girano coll'utilitaria. Lasciano la Rolls nascosta, in serbo per i viaggi fuoriporta. E se tutto fosse solo una straordinaria furbizia? Il marchingegno te lo spiega un ingegnere sudanese che lavora da illegale in una porcilaia. Senza immigrati l' Italia chiude bottega, lo sanno tutti. Ma un immigrato irregolare costa la metà di uno regolare. Lo puoi licenziare quando vuoi. E allora, più alto si tiene l'allarme stranieri, più si spaventa la gente con l'uomo nero, più si collega l' immigrazione alla criminalità, e minori saranno le quote legali concesse dal governo. Maggiori, quindi, saranno gli spazi per la manodopera illegale sottocosto, e minori saranno i costi d'impresa. Come dire: il ceto economico che chiede inflessibilità contro i clandestini, è esattamente lo stesso che li assume in nero e ne ha disperatamente bisogno. "Un meccanismo perfetto, una gigantesca ipocrisia che sta diventando una bomba a tempo sotto il culo degli italiani". Haider, almeno, parla chiaro.