da La Repubblica
01 ottobre 2000

 

OCCHIO PER OCCHIO

di MICHELE SERRA

PER LA gioia della sua claque cattivista (che è rumorosa e anche meglio organizzata di quella buonista), il cardinale Biffi ha ritoccato il suo tocco anti islamico di pochi giorni fa. Definendo "la stragrande maggioranza" degli immigrati musulmani "risoluta a restare estranea alla nostra umanità", nonché "in attesa di farci diventare tutti come loro". Precisi ai baccelloni di Don Spiegel, insomma. E LA "stragrande maggioranza", si badi bene: cioè non solamente l'imam infervorato o il talebano in clandestinità, ma il lavamacchine tunisino, l'operaio marocchino, il massaggiatore pakistano. Poiché Biffi sa dare alle sue esternazioni, taglienti ma tutt'altro che rozze, anche il respiro della politica, ha voluto e saputo scaricare il peso della questione sulle ahimé gracili spalle dello "Stato laico", il cui compito, secondo il cardinale, sarebbe quello di "consentire in Italia, per i musulmani, solo ciò che nei paesi musulmani è consentito agli altri". Cioè: niente. Ora: solamente un agnostico disinformato, o un cristiano afflitto da ecumenismo imbelle, può negare che esiste un serissimo problema di integrazione degli immigrati. Che di questo problema siano parte notevole le difformi convinzioni religiose. E che alcune delle comunità islamiche (non tutte) costituiscono, nel groviglio, uno dei nodi più irriducibili. E' però sbalorditivo, e perfino spiritoso, che Biffi, per sistemare le cose a suo modo (cioè il modo di chi considera sinonimi l'identità cattolica e l'identità nazionale), si appelli allo "Stato laico". Il quale, proprio in quanto Stato laico, davvero non può applicare alle comunità religiose non cattoliche quei principi di esclusione, e di negazione, che sono invece normale prassi negli Stati islamici (non tutti, però. La Tunisia ha le sue chiese. Che facciamo, deroghiamo per le moschee tunisine in Italia?). E insomma, chiedere a uno Stato non confessionale di "fare come loro", cioé come gli Stati confessionali islamici, è come chiamare i pompieri per appiccare il fuoco. Un grave equivoco di carattere funzionale. Non ci appassiona stabilire se l'"occhio per occhio" così coranicamente invocato da Biffi riveli in lui, e in altri uomini della revanche catto-cattolica, insospettabili slittamenti filoislamici. Ci appassiona, piuttosto, confermare che una Repubblica democratica è obbligata, e in un certo senso condannata, a garantire a tutti la libertà di culto, e intervenire solamente laddove i comportamenti delle comunità e/o dei singoli infrangano le leggi dello Stato, cioè le leggi di tutti. E ricordare che questo principio è rimasto sconosciuto, nel nostro non rimpianto passato, fintantoché Stato e Chiesa, pur nolente la seconda, non si sono separati. Ed è inapplicato, nel presente altrui, solo laddove le leggi di Dio e quelle dello Stato ancora coincidano, come nell'Islam fondamentalista (che esista anche un Islam "laico" è cosa che forse sarebbe bene approfondire, anche per non concedere eccessivo campo, e immeritata pubblicità, alle minoranze fanatiche). Infine. E' probabile e anzi certo che lo Stato italiano avrà il suo daffare per far rispettare le sue leggi alle comunità più renitenti. E che alcune questioni (per esempio i diritti delle donne) porteranno a inevitabili attriti. Ma ci sembra altrettanto certo che sarà il rafforzamento dell'identità laica dello Stato, non il suo indebolimento, a consentirci di arrivare a certi confronti, e a certi scontri, con l'apertura mentale e la severità necessaria. Perché per essere severi ci vogliono buone ragioni. E un'autorità civile che, di fronte a eventuali violazioni islamiche (o altre) delle nostre leggi, argomentasse che l'Italia è un paese cattolico, e le altre religioni devono dunque rassegnarsi alla minorità o al silenzio, fornirebbe al "nemico" nient'altro che ottimi pretesti per arroccarsi nella sua chiusura identitaria. Questo dovrebbe suggerire al cardinal Biffi, se non altro per fair-play, un più deciso apprezzamento per i (pochi) progressi fatti dalla Repubblica sulla via di una sua compiuta autonomia etica. Non è sportivo invocare i gendarmi quando fino a un minuto prima ne hai parlato malissimo.